«Veneto Sviluppo, banche in Fvs Strategico gestire i fondi in casa»
Marcato: «Ai soci di minoranza in uscita 40 milioni: il valore di partenza era 67»
Veneto sviluppo, la finanziaria regionale, cambia pelle, dice addio agli otto istituti di credito più Sinloc (Fondazioni bancarie) e quindi ai soci privati che, attualmente, detengono il 49% delle quote. La finanziaria diventa, così, al 100% pubblica. Ieri il progetto di legge di riordino è stato incardinato in Prima commissione, a palazzo Ferro Fini. Presenti, oltre al presidente di commissione, Luciano Sandonà e alla vice presidente Vanessa Camani, anche gli assessori regionali Francesco Calzavara e Roberto Marcato che ha seguito l’operazione.
Assessore Marcato, Veneto Sviluppo dice addio alle banche, quanto costerà?
«Il valore di uscita delle banche è stato frutto di una trattativa molto attenta. Partiamo da un dato: il valore che è stato stimato a patrimonio, pari al 49%, era di 67 milioni di euro. Però si è arrivati attraverso il lavoro con un advisor e una lunga serie di incontri di analisi a un valore di uscita di 40,3 milioni, euro più, euro meno, si stanno ancora definendo gli ultimi dettagli».
Tutti cash?
«No, si è arrivati a questa soluzione: l’importo sarà suddiviso in 24 milioni cash da Veneto Sviluppo e 16 milioni di euro in quote del fondo Pmi1 di Fvs Sgr (la società di gestione dei fondi d’investimento per sostenere la crescita delle imprese con l’ingresso nel capitale, ndr). Quindi, le banche che per noi sono un partner importante, escono dalla compagine societaria di Veneto Sviluppo, ma restano nella galassia attraverso questo fondo, che svolge operazioni finanziarie pure a favore delle Pmi, ad esempio con i minibond. Ci abbiamo lavorato per più di un anno e, non volendo lasciar nulla al caso, abbiamo chiesto e ottenuto un parere sia di Anac che della Corte dei Conti».
Il progetto di riordino trasforma di Veneto Sviluppo in una holding…
«Esatto ma, sia chiaro, in una holding operativa, non in una scatola vuota. Un soggetto che possa sprigionare tutta la potenzialità propria del braccio operativo di una delle Regioni più importanti d’Europa».
Cosa cambia, nel concreto?
«Ricordiamoci che Veneto Sviluppo nasce nel 1975, da allora il mondo è cambiato decine di volte, la macchina andava aggiornata. Dall’altro lato, Veneto Innovazione, attualmente è 100% Regione Veneto, si occupa ad esempio di Rir, le Reti innovative regionali. Queste due partecipate cruciali nel sostegno allo sviluppo economico del nostro territorio, erano finite a fare un po’ di tutto. Con il riordino, invece, si delinea con chiarezza chi fa cosa. Veneto Innovazione, le cui quote saranno cedute dalla Regione a Veneto Sviluppo, seguirà tutta la finanza agevolata, inclusi, ed è una novità importante, i 300 milioni di fondi comunitari Pr Fesr 2021-2027».
Come entra Veneto Innovazione nella holding Veneto Sviluppo?
«Grazie a un trasferimento del ramo aziendale per supportare le strutture della Regione attraverso l’assistenza e la consulenza tecnica sulla gestione degli incentivi a favore delle imprese. Del resto, la nuova normativa comunitaria prevede che degli oltre 500 milioni di fondi comunitari in dotazione, 300 siano destinati a strumenti finanziari misti, cioè prestiti o garanzie. Ed è sempre la norma Ue che dice di fare queste operazioni o con una società in house o mettendo il tutto a gara. La strada da seguire era chiara ma non è solo per questo».
Cioè?
«Prediligo avere un interlocutore che sia 100% Regione perché tutta la tematica dei fondi che, di fatto, sono credito, deve essere condivisa col territorio. Io Regione devo poter contare su un braccio operativo con una sensibilità socio-economico. Senza contare che, ovviamente, questa operazione consente economie di scala e gli utili saranno reinvestiti in Veneto Sviluppo. È una rivoluzione copernicana, il provvedimento-bandiera di questa legislatura in ambito economico e finanziario».