Musei civici, i lavoratori in stato di agitazione
La notizia che il Comune chiederà l’applicazione del contratto collettivo nazionale di Federculture per tutti i lavoratori esterni dei musei civici, a partire dai prossimi bandi, è accolta favorevolmente da Filcams Cgil. Intanto però il sindacato aprirà lo stato di agitazione circa l’inquadramento contrattuale di poco meno di 60 lavoratori della cooperativa «Le Macchine Celibi», titolare del contratto di appalto per la gestione di una parte dei servizi del sistema museale civico. Filcams aveva chiesto che la cooperativa ripristinasse il contratto «multiservizi» mutato l’anno scorso in contratto «servizi fiduciari». In una nota, il sindacato riassume che «la parte datoriale afferma come la dotazione prevista dal bando 2019 sarebbe insufficiente a coprire le maggiorazioni salariali nel frattempo intervenute con il rinnovo del contratto Multiservizi e ha chiesto che il Comune si faccia carico di un incremento della dotazione. Tale passaggio, a detta del Comune, risulterebbe impraticabile sul piano tecnico e legale (non si può modificare un bando già aggiudicato, la spiegazione di Palazzo Barbieri ndr). L’amministrazione si è comunque impegnata a svolgere approfondimenti». Nell’attesa, l’apertura dello stato di agitazione. Come informa l’assessore Michele Bertucco, i prossimi bandi legati ai musei civici sono tre: «A fine estate il bando per la biglietteria, settore oggi gestito da un’altra cooperativa. Poi il bando per la didattica. Il 30 giugno 2024 invece scadrà il contratto di Macchine Celibi». In tutto sono coinvolti 80 lavoratori, compresi i 60 interessati alla vertenza di Filcams Cgil. In una nota, una decina di giorni fa, la cooperativa aveva comunicato che «il Comune non ha riconosciuto alcun adeguamento prezzi né in relazione agli aumenti contrattuali, che pure ci sono stati, né rispetto al dato straordinario di un’inflazione arrivata per il 2022 all’11,8% che ha aumentato i costi di tutte le forniture di beni e servizi che sosteniamo». Una situazione che, secondo la cooperativa, «mette in discussione la sostenibilità economica dell’appalto».