«Quel fegato nuovo che mi ha cambiato la vita»
Il trapianto di fegato a Verona compie 20 anni e l’Azienda ospedaliera universitaria integrata celebra la ricorrenza con un evento alla Gran Guardia. E’ nel palazzo scaligero che ieri mattina si sono ritrovati medici e pazienti per fare il punto dell’evoluzione in questi due decenni dei trapianti. L’associazione Trapiantati di fegato Verona, Odv, e l’Unità dipartimentale Trapianti epatici, diretta oggi dal dottor Amedeo Carraro, hanno testimoniato la loro esperienza. Risale al 21 dicembre 2002, infatti, il primo trapianto di fegato a Borgo Roma: in sala operatoria c’era il dottor Matteo Donataccio e la signora Giuliana Alberti è stata uno dei primi pazienti trapiantati, presente anche lei in Gran Guardia. Luigino Mariotto, 66 anni, di Sant’Ambrogio, invece, è uno degli ultimi trapiantati: il suo nuovo organo lo ha ricevuto lo scorso 25 febbraio. «Il 15 marzo sono stato dimesso – racconta Mariotto – e fin da subito sono stato attivo, facevo cyclette, poi ho iniziato a fare passeggiate e ho ricominciato la mia vita normale. Oggi, dopo 90 giorni, mi sento molto meglio di prima. Sto bene ed è un’altra vita». Il sessantenne non smette di ringraziare i medici che l’hanno operato e il donatore del suo nuovo fegato, che naturalmente è anonimo. «Il dottor Angelo Tonon mi ha chiamato, è lo stesso medico che ha curato mia mamma e che aveva la mia stessa patologia. Sono stato chiamato per il trapianto tre volte nel 2019, ma ogni volta finiva che il fegato era compatibile ma non idoneo. Questa volta ero ormai in grave stato di salute, se non fosse intervenuto un fegato compatibile non so se ce l’avrei fatta». “
«Il Centro trapianti di Verona ha all’attivo oltre 600 trapianti, attualmente sono circa 60 all’anno. Nei primi cinque mesi del 2023 abbiamo già fatto 26 trapianti, di cui 4 solo nell’ultima settimana – sottolinea il dottor Amedeo Carraro, responsabile del Centro trapianti di fegato dell’Aoui Le donazioni in continua crescita di anno in anno ci permettono di effettuarne sempre di più. Il Veneto è tra le regioni più virtuose grazie alla sensibilizzazione e alla cultura della donazione, ma il numero non è mai sufficiente, anche se il trend ci fa ben sperare per il futuro. L’esigenza dei pazienti in lista è ancora molto alta perché stanno aumentando le richieste di trapianto del paziente oncologico».
Il Veneto, infatti, si classifica al primo posto in Italia per numero di donazioni rispetto al numero degli abitanti. E il reparto di Verona ha nella sua storia anche il primo intervento nel Triveneto combinato cuore-fegato, fatto nel 2015 dal dottor Umberto Tedeschi, come anche le operazioni senza emotrasfusioni di cui hanno beneficiato 6 testimoni di Geova.