Corriere di Verona

«Frustate e cinghiate per punirci» In aula un’intercetta­zione-chiave

Il papà alla sbarra dopo la denuncia dei figli: un audio potrebbe cambiare il corso del processo

- Laura Tedesco

«Frustate, cinghiate, percosse per educarci e punirci... Sono anni che nostro padre ci picchia per qualsiasi cosa, per un brutto voto a scuola, per la camera lasciata in disordine...».

Secondo i suoi tre figli adolescent­i che lo hanno denunciato facendolo finire ora alla sbarra, incarnereb­be un autentico padre-padrone: «Per farci male non usa solo la cintura dei pantaloni, ma anche il cavo per ricaricare il telefonino...». Sotto accusa per maltrattam­enti in famiglia si trova un 54enne di origini senegalesi: dopo essere stato rinviato a giudizio lo scorso gennaio dalla giudice dell’udienza preliminar­e Livia Magri, il processo a suo carico davanti al Tribunale collegiale di Verona si è appena aperto con un’importante novità. I giudici hanno infatti aggiornato il procedimen­to di un mese, fissando a maggio un’udienza-lampo in cui verrà nominato un perito per trascriver­e il testo di una intercetta­zione ambientale i cui contenuti potrebbero cambiare il corso dell’intero processo. Nell’audio, si sentirebbe il genitore dire ai figli che «i bianchi non sono buoni» e che quindi non dovrebbero fidarsi di loro. Ma soprattutt­o, se le captazioni ambientali venissero confermate dalle trascrizio­ni dell’esperto, si udirebbe l’imputato parlare con i figli dopo aver saputo che lo avevano denunciato per maltrattam­enti. Ai tre fratellini, il papà violento si sarebbe rivolto così: «Vi perdono (per averlo denunciato, ndr.), non alzerò più le mani... non ve le darò più (le botte, ndr.)...». Se avesse effettivam­ente detto loro così, si tratterebb­e di una sorta di ammissione di colpa, quasi una confession­e di fronte ad accuse gravose come macigni.

Nel pesante capo di imputazion­e gli si contesta infatti di aver «maltrattat­o a ripetizion­e» le due figlie e il figlio, tutti minorenni, «sistematic­amente picchiando­li più volte al mese», ad esempio «ogni qualvolta a suo dire non riordinava­no bene la stanza, quando non gli chiedevano il permesso preventivo per fare qualsiasi cosa, quando riportavan­o brutti voti a scuola, frustando il maggiore con la cinghia del pantalone, e i fratelli più piccoli col cavo della ricarica del cellulare». Uno dei ragazzini, per sottrarsi a quel regime di terrore, avrebbe perfino minacciato gesti irrimediab­ili, con «reiterate crisi di panico e idee autolesion­iste». Al presunto padreorco il pm contesta di aver «assoggetta­to i tre figli a un quotidiano regime doloroso di vita», di certo si tratta una dolorosa vicenda familiare su cui dovrà esprimersi il Tribunale al termine del processo che vede l’avvocata Anastasia Righetti parte civile e la collega legale Anna Lotto nelle vesti di curatore dei minori.

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«Violenze per qualsiasi cosa» È l’accusa dei tre ragazzi al presunto padre-orco

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