Il Museo delle Lacrime
Al Correr una personale di Vezzoli La storia dell’arte reinventata nd in stile pop e ironico ma con l’intento di far riflettere sui temi del nostro tempo
Èun frullatore di icone, suggestioni e storie. Dai Bellini a Carpaccio e Richard Gere, da Artemisia Gentileschi a Renoir. Tra i fondi oro trecenteschi ecco Casino (Giotto, Wynn And Warhol Were Gamblers) (2024) dove l’artista ricama le lacrime da ritratti di Steve Wynn ad Andy Warhol sui soggetti di un dettaglio della Cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova. È la prima opera che s’incontra entrando nella mostra «Musei delle Lacrime», personale di Francesco Vezzoli, a cura di Donatien Grau, aperta da oggi al 24 novembre al Museo Correr.
Attraverso 36 opere, di cui 16 lavori realizzati per l’occasione, un inedito progetto espositivo di Vezzoli (1971) che reinterpreta in chiave contemporanea il patrimonio del museo in Piazza San Marco, palazzo storico che ha ospitato la corte asburgica ridisegnato negli allestimenti interni da Carlo Scarpa. «È una gigantesca Wunderkammer. Inserirsi con la propria storia dentro questo percorso è sicuramente un atto di hybris. Quando mi è stata offerta questa opportunità mi sono chiesto: cosa potrò mai mettere dentro un luogo così eccezionale? Ho pensato che, per “sopravvivere” a questa magnificenza, solo con una storia potevo vincere la storia. Mi sono reso conto che negli ultimi vent’anni, in un maniera non pianificata, avevo rielaborato molte opere della storia dell’arte aggiungendo ai protagonisti di ogni quadro delle lacrime». L’excursus si dipana in 14 sale del museo, tra i capolavori dal XIII al XVII secolo. L’artista bresciano intesse una trama intrigante che ricostruisce il proprio repertorio dallo stile pop fatto di continue sfide alle convenzioni dell’arte, sociali e politiche e che da sempre punta i riflettori su tematiche di stringente attualità, come l’identità di genere, i concetti estetici e la rappresentazione popolare. Lo fa con la tecnica intima, simbolica e dal sapore antico del ricamo. Sala dopo sala le sue opere si mischiano ai gioielli del museo. S’incontrano Retorica Della Retorica (2013), in cui l’artista riproduce un dipinto di Artemisia e vi aggiunge un omaggio a Josef Albers e Natalia Goncharova, facendo scontrare ideali classici e moderni; o Crying Portrait Of A Renaissance Madonna With Holy Child (2010), dove le Madonne rinascimentali presenti nel museo sono sostituite da volti contemporanei e arricchite di lacrime ispirate a Picasso e Lichtenstein, in un’interpretazione attualizzata del concetto di venerazione.
L’immagine della mostra è Portrait of Paulina Porizkova as a Renaissance Madonna with Holy Child crying Salvador Dalì’s jewels (After Lorenzo Lotto): «È un lavoro - spiega l’autore - che avevo fatto nel 2011, tratto da una “Madonna” del Lotto che abita proprio qui». Le lacrime scorrono e avvolgono il bambino e una croce. E se la Venere di Botticelli è sostituita nelle sembianze da Richard Gere, sul viso di Louise Nevelson scorrono due lacrime alla Giacometti:
«come se l’artista piangesse il patriarcato della scultura maschile», calca Vezzoli. L’artista - che diventa Raffaello nel suo autoritratto tributa Carlo Scarpa, che vede l’immagine dell’architetto figurare nel ritratto del Doge Loredan di Giovanni Bellini. E omaggia la città: si fa riferimento alla cultura moderna che ha reinventato Venezia come meta culturale in lavori come Le Gant D’amour (2010), che si riferisce alla performance di Vezzoli a Los Angeles che aveva coinvolto Lady Gaga e il corpo di ballo del Bolshoi in un tributo al fondatore dei Balletti russi Diaghilev.
E il gioco continua. Le tante lacrime sembrano assumere significati molto attuali visto il periodo che stiamo vivendo. La mostra è promossa dal Muve con Venice International Foundation, e inaugura il nuovo corso di quest’ultima: «Puntando i riflettori sui tesori - afferma il presidente Luca Bombassei - che il Museo Correr custodisce, l’intervento rafforza il nostro impegno nella promozione dell’innovazione artistica e nella valorizzazione del patrimonio culturale veneziano, obiettivo cardine della fondazione sin dalla nascita».