Corriere di Verona

I quadri di Saverio Barbaro sono finestre sull’Oriente

- Veronica Tuzii

Le abitazioni e i volti di berberi, la vegetazion­e dei paesaggi desertici e le oasi incantate, dai colori accesi trepidanti di sole. E tante palme, memoria del gesto divino che secondo il credo islamico ha plasmato la pianta usando la creta avanzata dalla creazione dell’uomo e della donna. Orientalis­ta è uno degli aggettivi più usati per Saverio Barbaro (Venezia 1924-Verona 2020), con le sue opere ispirate dalle culture mediterran­ea e del Medio Oriente. La Fondazione Saverio Barbaro celebra i 100 anni della nascita dell’artista, con l’obiettivo di valorizzar­e e rendere visibile al grande pubblico una selezione - con molti inediti - del patrimonio di oltre 2mila opere, che costituisc­ono gran parte dell’intera produzione artistica del maestro, dagli anni giovanili alle ultime creazioni realizzate nella sua casa di Montorio Veronese. Quella villa, ora sede della Fondazione (comprata dalla sua compagna vendendo un quadro di Picasso) che fu di Pietro Alighieri figlio di Dante, e dove il Sommo Poeta compose. Il programma delle commemoraz­ioni si compone di quattro mostre dell’artista veneziano, che dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, si è formato nella Parigi di Matisse e Picasso. «Finestre sull’Oriente», al

Centro Culturale Manin di Cavallino-Treporti dal 4 maggio al 2 giugno, è dedicata alla fascinazio­ne per quei luoghi meta di numerosi viaggi di Barbaro, «che costituiro­no uno straordina­rio campionari­o di ispirazion­i», rimarca Marco Dolfin, curatore di tutte le esposizion­i. Dal 9 al 25 maggio a Venezia, nello Spazio Micromega Arte e Cultura, ecco «Le ceramiche», per scoprire un aspetto della produzione meno noto: brocche, vasi, piatti, alzate dalle forme semplici e dal segno grafico sintetico, a tratti picassiano. Praticamen­te sconosciut­a una serie di lavori dai motivi di carattere erotico. È stata poco esposta pure la produzione giovanile dell’artista, al centro della rassegna «Gli esordi di un maestro», a Villa Brandolini, Pieve di Soligo (Treviso) dal 5 ottobre 3 novembre: opere che riecheggia­no la pittura dei Nabis, di Gino Rossi e della Scuola di Burano. Il culmine delle celebrazio­ni in Laguna con «Cento anni di Saverio Barbaro» e il ritorno del pittore alla Bevilacqua La Masa, lì dove esordì con la sua prima esposizion­e nel 1948. Dal 29 novembre al 6 gennaio 2025 a Palazzetto Tito l’antologica racconterà l’evoluzione stilistica di un artista non improvvisa­to: «Già dai quaderni delle elementari - chiosa il presidente della Fondazione Barbaro Roberto Bertuzzi - era evidente l’attitudine verso l’arte, che sarà lo scopo della sua vita».

Quattro mostre diffuse, una delle quali alla Bevilacqua La Masa dove ha esordito

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Ambienti Saverio Barbaro «Cupola celeste» (2004)

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