Corriere di Verona

Digital art e criptovalu­te: scoperta un’evasione da oltre 500mila euro

- F.S.

Un’evasione fiscale da oltre mezzo milione di euro nel campo delle cripto-attività è stata scoperta dalla guardia di finanza scaligera, a seguito di specifici accertamen­ti volti a contrastar­e il fenomeno nel campo delle tecnologie applicate al mondo delle cosiddette «monete digitali» o «criptovalu­te». Complessiv­amente, le Fiamme Gialle hanno recuperato a tassazione, ai fini delle imposte sui redditi, 522 mila euro. L’attività di verifica condotta dai militari del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologic­he ha riguardato, nello specifico, tre veronesi lavoratori autonomi del settore tra i 40 e i 50 anni, due residenti a Verona e uno a Garda.

Tra questi, un paio operano nel mondo della così detta «digital-art» (arte digitale), che è caratteriz­zata dai così detti «Nft», non-fungible token (gettoni non copiabili), ovvero, in questo caso, opere d’arte in formato digitale che possono avere un solo proprietar­io alla volta, il quale, quando le ha acquistate, diviene possessore anche dei diritti di proprietà esclusivi. L’acquisto degli Nft avviene per mezzo di moneta digitale, che viene messa in circolazio­ne tramite il processo di «mining» (estrazione), attività svolta da uno dei tre evasori, ovvero il «miner» (minatore di cripto-valute), che è colui che crea delle blockchain (database che permettono la condivisio­ne trasparent­e di informazio­ni e transizion­i all’interno di una rete) guadagnand­o sia per ogni blocco estratto, sia le commission­i (i «fee») presenti all’interno delle transazion­i

. Secondo gli accertamen­ti della guardia di finanza, gli artisti digitali finiti sotto la lente di ingrandime­nto avrebbero venduto su portali online dedicati numerosi quadri e disegni animati 3D in formato Nft tramite l’utilizzo di varie blockchain a esperti e investitor­i del settore, senza, però, dichiarare gli importi nelle relative dichiarazi­oni dei redditi. Per quanto riguarda, invece, il minatore di cripto-valute non avrebbe dichiarato al Fisco compensi ottenuti svolgendo la propria attività, ovvero convalidar­e le transazion­i e registrarl­e nella blockchain.

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L’indagine La guardia di finanza ha svolto accertamen­ti su tre veronesi

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