Omaggio a Garolla a Villa Pisani a Stra Fotografie e vita
A Villa Pisani di Stra una retrospettiva dedicata a Garolla. Il passaggio nd dal mondo rurale a quello industriale nel reportage sulla Riviera del Brenta
Talvolta basta una sola immagine per raccontare la storia di un territorio. Era il 1926 quando Cagnaccio di San Pietro dipingeva due uomini intenti a trainare un barcone galleggiante. Protagonista: l’alzana, la fune che serve al traino. Un lavoro duro, di solito riservato agli animali da tiro. Ma nel dipinto ci sono due uomini allo stremo, al limite della miseria. Trent’anni dopo ecco di nuovo la stessa fatica e la stessa miseria.
Ritroviamo Cagnaccio nella foto straordinaria che Federico Garolla (Napoli 1925 Milano 2012) scatta nel 1956, vicino a Villa Pisani di Stra, nel veneziano, durante il suo reportage «La vita sul fiume Brenta». Imbragati come bestie da soma, due uomini trainano un barcone sotto il sole, cercando aiuto e consolazione in una sigaretta. «Gente d’Italia. Fotografie 1948 – 1968» è la monografica dedicata al fotografo Federico Garolla, a cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani, che fino al 27 ottobre si potrà visitare a Villa Pisani di Stra, Venezia. La villa affrescata da Tiepolo, celebre per il suo labirinto e il grande parco, accoglie 100 fotografie del maestro napoletano per raccontarci la società del secondo dopoguerra. Sono anni ancora carichi di difficoltà come ci mostra l‘autore negli scatti rubati nei paesi della Riviera del Brenta.
L’intero reportage, riprodotto in grandi immagini, è esposto nel parco della Villa, all’interno dello spazio delle scuderie. L’obiettivo di questo gigante della fotografia italiana era immortalare paesaggi, gente comune, personaggi famosi, mode e tradizioni. L’artista fotografa il miracolo italiano: dal luccichio delle prime sfilate di moda allo star system che sta nascendo. La mostra offre uno spaccato completo della sua produzione fotografica: i suoi refanzia portage dedicati al mondo del cinema, il suo innovativo lavoro dedicato al mondo della sartoria romana con ritratti di Valentino, Capucci, le Sorelle Fontana.
La sua passione sono artisti come Guttuso e De Chirico che fotografa nei loro atelier. Ma anche grandi musicisti, da Stravinsky a Rubinstein, e scrittori come Elsa Morante e Ungaretti ai quali si prestò a fare da autista, pur di godere della loro vicinanza. Un’Italia piena di contraddizioni di cui Garolla evidenzia il contrasto tra laicità e religione, tra realtà industriale e mondo rurale. Il fotografo immortala l’indisagiata nei vicoli di Napoli, la fatica dei minatori e dei pescatori, i viaggiatori in attesa alla stazione, il paesaggio e le genti della penisola da Palermo a Bolzano, le case di riposo e gli orfanotrofi. I suoi servizi di documentazione sociale, in cui prevale l’attenzione agli ultimi e ai contesti marginali, gli valgono l’appellativo di fotografo umanista o di «fotografo dell’esistente», come amava definirsi. Nel corso degli anni Cinquanta Federico Garolla è fra i testimoni della nascita dell’alta moda italiana, simbolo del boom economico del dopoguerra. Stilisti come Cappucci, Curiel, sorelle Fontana, Gattinoni e Valentino promuovono le loro collezioni nei rotocalchi e nelle riviste che cominciano a diffondersi in quegli anni.
Le sue fotografie sono allora su Annabella, Donna, Marie Claire, Amica. Fotografa il mondo della moda in tutta la sua complessità: dal lavoro dei sarti negli atelier alle prove nei camerini, dalle sfilate delle mannequin in passerella ai ritratti dei giovani stilisti. Porta la moda anche nelle strade, scegliendo lo stile street e anticipando così i suoi collegi americani. Nel corso degli anni Sessanta realizza numerosi ritratti alle personalità del mondo dello spettacolo, dell’arte, della cultura e della politica. Ritrae, tra i tanti, Vittorio De Sica, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Pietro Germi, Calvino, Pier Paolo Pasolini, Renato Guttuso, Giorgio Morandi, Pietro Nenni, Amintore Fanfani. Garolla sceglie di ritrarre queste personalità in situazioni informali, li fotografa in privato, nella vita di tutti i giorni, sganciando il ritratto della celebrità dal suo ruolo o dalla maschera abituale. Perché Garolla cerca la persona.