«Io, ripiombata nell’incubo»
Francesca: «Il battere c’è ancora, mio dovere denunciare»
«È triste prendere atto che anni di indagini, neonati morti tra cui la mia piccola Nina, denunce e grida di allarme con ogni mezzo di comunicazione, ci riportano alla situazione emersa nel 2019, evidentemente mai risolta». Cinque anni fa, il killer dei bimbi le ha ucciso la figlioletta tanto attesa: oggi come allora, la prima a lanciare l’allarme-Citrobacter all’ospedale della Donna e del Bambino di Verona è di nuovo Francesca Frezza, mamma-coraggio. «Quando l’ho saputo, domenica, sono ripiombata nell’incubo che mi ha strappato Nina...Non avrei mai potuto starmene in silenzio, trascorrere la giornata di festa con mio figlio ed attendere gli sviluppi come se non mi riguardassero. All’epoca nessuno parlò, la presenza del batterio venne tenuta sotto silenzio per mesi e mesi, favorendo la diffusione dell’infezione che colpì decine e decine di bimbi, uccidendone quattro tra cui il mio angelo e provocando lesioni gravissime che impediranno per sempre una vita normale ad altri piccoli. Per questo ho deciso di denunciare subito questo nuovo allarme, perché lo scandalo di allora non dovrà ripetersi mai più. Troppo il dolore che ha causato, troppe le sofferenze.. una pena indicibile». Mammacoraggio scuote la testa: «Quanto è accaduto in passato e quanto sta accadendo ancora oggi dopo cinque anni è a dire poco uno scandalo di proporzioni epiche. Mi chiedo quanti bimbi dovranno essere sacrificati alle logiche economiche e politiche che evidentemente governano simili situazioni. Mi chiedo quante famiglie debbano ancora sopportare lutti per l’inadeguatezza di certe strutture. Mi chiedo ancora quanto dolore verrà elargito gratuitamente in nome di orgogli o di carriere non sacrificabili...».
Neppure il comunicato diffuso dall’Azienda ospedaliere lunedì pomeriggio l’ha rassicurata: «La verità è che quel maledetto batterio non è mai stato debellato ma continua a coesistere con la struttura e a minacciare la vita e l’integrità fisica di chi vi si trova suo malgrado ricoverato. Mi chiedo — dice Frezza — se Nina e tutti gli altri neonati si sarebbero potuti salvare se, nel 2019, si fossero presi analoghi provvedimenti tempestivamente così come avevo richiesto a gran voce nonostante per Nina non ci fosse più nulla da fare. La mia amarezza è ancora più acuita dal fatto che oggi, dopo cinque anni, mi trovo ancora a lottare per far emergere la verità dei fatti ed ogni singola responsabilità».
Per un’amara coincidenza del destino, tra 3 settimane è in programma davanti al gip di Verona l’udienza in cui mamma-coraggio si oppone alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura scaligera per le morti della sua piccola Nina e di altri due bimbi (Leonardo ed Elisabeth) e per gli irreversibili danni che quel batterio letale ha provocato ad altri cinque piccoli: il pm, infatti, ha chiesto il processo nei confronti dei 7 indagati (medici, ex dirigenti, manager dell’ospedale scaligero) in relazione a due soli casi di contagio, quelli più recenti. Ma Francesca non ci sta: «Visti gli sviluppi delle ultime ore, chiedo che venga riaperta l’inchiesta e che il processo venga esteso a tutti i contagi, non solo gli ultimi due. Con tutto il rispetto e la fiducia che tuttora nutro nei confronti della magistratura, mi sento di dire, oggi come allora, che la verità scorre davanti agli occhi di tutti noi. Se l’ospedale fosse stato chiuso e bonificato per tempo si sarebbero potute salvare molte piccole vite. Mi sento di dire — aggiunge Francesca — che se il battere si è manifestato le prime volte nel 2018 e oggi è ancora presente significa che qualcosa non è stato fatto correttamente. Significa che forse la prima chiusura del reparto (o dei reparti) e la prima bonifica non sono state decise in tempo utile per evitare la sua endemi cizzazione. Significa che se ancora oggi non si deciderà di prendere decisioni drastiche ma necessarie, temo che questo ospedale sarà destinato a diventare un luogo dove i bimbi non vedranno la luce e la vita ma continueranno a rischiare di vedere il buio di un’esistenza menomata o ancora peggio la morte. Mi auguro che tutti i medici e tutti coloro a cui compete possano, una volta per tutte, decidere di fare finalmente la cosa giusta e necessaria per debellare definitivamente gli agenti patogeni killer, senza se e senza ma, superando ogni logica di immagine, economica o politica. A questo proposito chiedo al Presidente Zaia, che mi ha sempre dimostrato la sua vicinanza e che per primo ha disposto un ispezione regionale, intervenga con la fermezza e la determinatezza che lo contraddistingue per fare tutto quanto in suo potere per fare ciò che sarà necessario. Lo chiedo a nome mio ma anche dei 103 bambini che dal 2018 al 2020 hanno conosciuto questo maledetto batterio».
” Ho deciso di denunciare subito questo nuovo allarme, perché lo scandalo di allora non deve ripetersi
” Mi appello a Zaia perché intervenga, a nome mio e dei 103 bambini colpiti dal 2018 al 2020 dal maledetto battere...