Padova e il polo della logistica Alì divide il centrodestra e il centrosinistra
Padova, la catena dei supermercati avversata da un pezzo di maggioranza. Nonostante tutti gli ok di legge
Il nuovo polo logistico che Alì, il colosso dei supermercati, vuole realizzare a Padova, è diventato un caso politico e non solo nella città del Santo. Il progetto, due anni fa, ha avuto il benestare della giunta di centrosinistra del sindaco Giordani, ma potrebbe non riuscire ad avere tutti i voti della maggioranza in Consiglio comunale, per l’opposizione di Coalizione Civica, alcuni del Pd e della Lista Giordani. Anche l’opposizione di centrodestra ha spaccature interne: Francesco Peghin, da imprenditore ed ex capo degli Industriali padovani, si è dichiarato favorevole al piano.
Da un lato lo sviluppo economico. Dall’altro la difesa dell’ambiente. E in mezzo il tentativo, anzi la necessità, di tenere assieme entrambi gli aspetti. Si può riassumere in questo modo il «caso Alì» che, ormai da quasi due anni, sta agitando il dibattito politico, e non solo, nella città del Santo. Tutto comincia a settembre del 2021, quando l’azienda che fa capo alla famiglia Canella (117 supermercati tra Veneto ed Emilia Romagna, oltre 4.700 dipendenti e circa un miliardo e mezzo di euro di fatturato) presenta al Comune di Padova, guidato da una giunta di centrosinistra con in testa il sindaco (civico) Sergio Giordani, la richiesta di ampliare da 50 mila a 200 mila metri quadri il proprio centro logistico di via Svezia, ai margini della zona industriale, in località Granze di Camin. L’istanza, nello specifico, viene depositata al Suap, lo Sportello unico per le attività produttive, dato che quest’ultimo, grazie ad un’apposita legge regionale, prevede un iter amministrativo più snello nonché la possibilità di procedere in deroga al Piano degli interventi, quello che una volta si chiamava Piano regolatore, trattandosi di un’espansione di un sito produttivo e non di una costruzione ex novo. E poco importa se l’intervento presume una volumetria di oltre 700 mila metri cubi. Come sempre succede in questi casi, viene istituita una Conferenza dei servizi ad hoc, che si prende nove mesi di tempo per analizzare la legittimità del progetto di Alì, per poi approvarlo, all’unanimità, a giugno del 2022, proprio nei giorni in cui Giordani, già amministratore della catena di supermercati Despar (primo competitor proprio del gruppo della famiglia Canella), viene rieletto sindaco, vincendo al primo turno contro il candidato (civico) del centrodestra Francesco Peghin, oggi presidente del Calcio Padova.
Sul verbale conclusivo dell’appena citata Conferenza dei servizi, tra le tante, ci sono le firme del Comune, della Provincia, della Regione, dei vigili del fuoco, dell’Arpav e dell’Usl 6 Euganea. Ed è proprio con la pubblicazione di questo verbale che la discussione, dentro e fuori i cancelli del municipio, comincia ad infiammarsi, se non altro perché l’approvazione definitiva del progetto di Alì spetta al consiglio comunale. E i primi ad agitarsi, insieme con i residenti di Granze di Camin e gli attivisti di Legambiente, sono gli esponenti di Coalizione Civica, la compagine più a sinistra della maggioranza, che non fanno che ripetere: «Abbiamo vinto le elezioni promettendo lo stop al consumo di suolo e quindi non possiamo dirci d’accordo con un’operazione che prevede di trasformare da agricola ad edificabile un’area di 150 mila metri quadri».
Il tempo passa, la delibera necessaria per ratificare l’ampliamento del centro logistico tarda ad approdare nel parlamentino cittadino e i consiglieri (di maggioranza) intenzionati a non esprimersi a favore vanno aumentando. A quelli di Coalizione Civica, infatti, si aggiungono alcuni del Pd e della Lista Giordani, tanto che, quando il progetto di Alì sbarcherà in aula (forse il 27 maggio prossimo), il sindaco potrebbe aver bisogno di qualche voto dell’opposizione per
Fronti opposti Si divide anche il centrodestra: Peghin dice sì al progetto
imprimere l’okay risolutivo, magari a cominciare proprio da quello del suo (ex) avversario Peghin, che, da imprenditore ed ex capo degli Industriali padovani, si è mostrato apertamente favorevole, di fatto spaccando a sua volta il suo fronte, quello del centrodestra, intenzionato a dire no per non far da stampella alla giunta. E intanto, mentre le categorie economiche si schierano a sostegno dell’intervento («Senza investimenti del genere, Padova morirebbe», evidenziano Confindustria, Ascom e Confesercenti), Alì fa sapere che l’operazione, che garantirebbe un indotto di ben 100 milioni, possiede non pochi risvolti green, tra cui la destinazione a verde di cinque ettari e la piantumazione di oltre 2.500 alberi. E se le voci favorevoli fuori dalle categorie economiche, almeno per il momento, faticano a sentirsi, il fronte del no scandisce: «È ora di dire basta alla cementificazione». Come finirà? Lo sapremo, forse, tra una ventina di giorni.