Vittorio Veneto, Montecchio e la spaccatura di Bassano Le guerre multiple della Lega
I fronti interni, le frizioni con FdI. A Rovigo si divide il centrosinistra
VENEZIA Lega contro Fratelli D’Italia, Fratelli d’Italia contro Forza Italia, Lega contro Lega. E il Pd che (in una regione poco contendibile dalle piccole amministrazioni ai piani altissimi) sta alla finestra, sperando di approfittare delle divisioni nel centrodestra. È un panorama piuttosto variegato quello che si presenta a un mese dal voto, che mostra le tensioni fra alleati, i tentativi di sgambetto e le prove di forza: su 309 competizioni, mica si può andare d’accordo semca. pre e quando ci sono test così importanti a livello territoriale e nazionale (non dimentichiamo le Europee) in gioco non ci sono solo sindaci e Bruxelles, ma le Regionali in Veneto del 2025.
La sfida più importante, con i riflettori puntati, è Rovigo. Dopo le dimissioni del sindaco di centrosinistra Edoardo Gaffeo, la maggioranza si è spaccata mentre il centrodestra ha trovato la quadra per espugnare il municipio. Sulla scheda quindi ci sarà Gaffeo, questa volta sostenuto da civiche e M5s, mentre il Pd lo molla e, con i civici, punta su Palmiro Tosini; dall’altra parte Valeria Cittadin mette insieme tutti, da Lega a FdI, da FI a Azione; candidati civici sono poi Antonio Rossini (area centrodestra), Federico Frigato ed Ezio Conchi (area centrodestra). Quattordici liste, 431 candidati consiglieri e una partita estremamente politiMolto tesa la battaglia di Bassano. La Lega ha «rotto» la maggioranza candidando il vicepresidente della Regione Nicola Finco, seguita da Forza Italia. FdI invece ha dato il proprio appoggio all’ex sindaca, Elena Pavan, che prima di questa rottura era leghista, e adesso corre da avversaria. Il centrosinistra ci prova con Roberto Campagnolo. Si arriva a cinque contendenti con Roberto Marin e Gianni Zen. Vittorio Veneto vede una spaccatura ancora diversa. Lì a segnarla è stato Gianantonio Da Re, storico segretario del Carroccio, europarlamentare espulso dalla Lega due mesi fa per le critiche al leader Salvini. Da Re sostiene Gianluca Posocco e FI gli ha garantito sostegno e lista. La Lega non poteva certo mollare un Comune amministrato dal partito, ma il sindaco uscente Toni Miatto ha deciso di rinunciare, così la scelta è caduta su Giovanni Braido, con l’appoggio di FdI. Il centrosinistra si è compattato su Mirella Balliana; la quarta in gara è la civica Luisa Camatta.
Cinque anni fa le Europee avevano avuto un effetto rimbalzo sulla Lega, spinta dal momento di massimo splendore di Matteo Salvini, che aveva trainato il partito, qui in Veneto, oltre il 40%. Tempi lontani, il 2024 è altra cosa. Anche perché adesso la spinta vera è quella di FdI, meloniani tutti d’un pezzo – non divisi come la Lega, per capirci – che nei grandi Comuni hanno ceduto parecchie candidature agli alleati ma nei piccoli hanno seminato aspiranti sindaci un po’ ovunque, puntando a scalzare i leghisti dai territori. Il primo termometro è quello delle 24 città sopra i 15 mila abitanti, e il centrodestra in molti ha trovato la quadra: Schiesaro a Cadoneghe, Cestaro a Preganziol, Mestriner a Scorzè, Sposato a Rubano, vanno uniti da Noale a Valdagno ,da Paese a Portogruaro, mentre nel Veronese la coalizione non riesce a capirsi. La Lega esprime in tutto 16 candidati, il radicamento c’è ancora, FdI nelle alleanze ne ha 2, 2 anche per FI. Ma bisogna allargare lo sguardo a tutto il Veneto ed è lì che la guerra interna al centrodestra diventa l’elemento più sensibile. La coalizione largamente maggioritaria al governo non è riuscita a trasferire lo stesso spirito nei municipi «minori». E il Carroccio litiga con se stesso, a Montecchio Maggiore silura il proprio sindaco uscente Gianfranco Trapula per Milena Cecchetto, ex sindaca e consigliera regionale; a Codogné sceglie Jessica Masini lasciando a piedi l’uscente Lisa Tommasella (moglie del consigliere regionale Roberto Bet) che si ricandida da civica, a Quinto di Treviso molla la sindaca Stefania Sartori (poi sostenuta da FdI) preferendole Ivano Durigon. E diventano tutte sfide Lega contro Lega. Certo, nelle periferie urbane sono tutte dinamiche molto personali e locali, ma il Carroccio finisce per dividersi. C’è infine l’elemento più evidente negli scenari regionali, la lotta fratricida fra salviniani e zaiani, contrapposti non sempre sulle schede ma spesso nelle campagne elettorali: Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Morgano e Valdobbiadene (Treviso), Ponte San Nicolò (Padova), Scorzè (Venezia). Nel segreto dell’urna, le guerre intestine si fanno anche con una croce su un simbolo diverso
L’alleanza Il centrodestra corre compatto nella maggioranza dei Comuni maggiori
Gli avversari Pd e civiche sperano di approfittare delle divisioni per conquistare i municipi