Corriere di Verona

Magia, leggende, paesaggio: al Rossini i registi di «Tara»

- Sara D’Ascenzo

Visioni

L’idea era di portare alla luce esempi di bellezza e resistenza nella vita quotidiana di chi abita lì

Un fiume carsico, un luogo che da sempre vive e si nutre di leggende, a partire dalla figura del dio Taras, che duemila anni prima della nascita di Cristo sarebbe arrivato con una flotta al corso d’acqua che dal dio prese il nome. E sarebbe stato lo stesso Taras a dare origine alla città di Taranto, terra oggi ferita, di conflitti e di scoramento, ma anche di una bellezza che resiste. C’è leggenda e denuncia, osservazio­ne del paesaggio e ricerca nel documentar­io Tara della regista e artista visiva padovana Francesca Bertin e di Volker Sattel, inchiesta etnografic­a su Taranto e sul possibile equilibrio tra umanità e natura, che stasera alle 19 sarà proiettato alla Multisala Rossini di Venezia (Salizzada de la Chiesa o del Teatro, 3997) per la seconda edizione di«BOOMERANG!», la rassegna dedicata alle registe e registi veneti che dopo aver girato il mondo presentano per la prima volta le loro opere in laguna, curata da Rete Cinema in Laguna in collaboraz­ione col Circuito Cinema del Comune di Venezia. In occasione della proiezione di Tara (86’ | Germania, Italia | 2022 | V.O. sottotitol­ata in italiano) Bertin e Sattel presentera­nno il loro lavoro e resteranno poi con il pubblico per il dibattito a fine proiezione (biglietto unico a 5 €).

Il Tara è un piccolo fiume carsico, da cui il film prende nome e ispirazion­e, che scorre proprio a ridosso dell’impianto di lavorazion­e dell’acciaieria più grande d’Europa, l’ex Ilva. Da sempre il Tara è avvolto dalla leggenda per le presunte proprietà curative delle sue acque. Così il film, che parla di un territorio ferito come quello di Taranto, segue parallelam­ente le tante storie che le acque considerat­e salvifiche tuttora generano: riti, amori, tradizioni familiari, vita, ma anche, incombente, la morte per inquinamen­to dovuta all’acciaieria e al suo destino. Qualche settimana fa, alzando il David di Donatello come miglior attore protagonis­ta per la sua interpreta­zione in Palazzina Laf ,da lui stesso diretto, Michele Riondino ha detto che bisogna pensare a un futuro diverso per Taranto e che il cinema può essere una possibilit­à. Nella città pugliese, infatti, sono stati girati, oltre al suo film, anche Comandante di Edoardo De Angelis e, potremmo aggiungere, anche Tara. «L’idea - ha detto la regista Bertin - era quella di adottare un approccio sul paesaggio, sulle persone, sui luoghi e sulle loro storie, che potesse raccontare la città senza sottolinea­rne le problemati­cità e la tragicità, cercando invece di portare alla luce esempi di bellezza e resistenza nella vita quotidiana di chi abita quel territorio».

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Da sinistra il regista Volker Sattel e la regista veneta Francesca Bertin
Visioni Da sinistra il regista Volker Sattel e la regista veneta Francesca Bertin

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