Il colosso Usa Huber lancia Ilsa ricavi da triplicare in cinque anni
Espansione estera, dopo il Brasile sedi in America e Asia: «Entrata negli Usa nel 2025»
Ilsa, gli americani di Huber accelerano sull’espansione globale dell’azienda dei concimi per l’agricoltura derivati dagli scarti delle concerie. Dopo il potenziamento dell’Italia, tra Arzignano e Molfetta, un ulteriore stabilimento in Brasile e un altro insediamento in Centroamerica, anche per servire il mercato statunitense, dove l’ingresso potrebbe iniziare già nel 2025; e poi ancora un ulteriore sito in Asia. Seguendo un piano industriale che punta a triplicare, in cinque anni, i 45 milioni di euro di ricavi 2023 (30 in Italia, il resto in Brasile) a quasi 120.
I piani sono stabiliti e l’occasione per metterli sul tavolo è stata, ieri, la riunione, convocata ad Arzignano, del consiglio di amministrazione di Huber Engineered Materials, la società a cui fa capo Ilsa, una delle tre operative di Jm Huber Corporation, il gruppo statunitense, base ad Atlanta, in Georgia, quattromila dipendenti e ricavi per oltre 3,2 miliardi di euro l’anno, controllata dalla famiglia Huber dai sei generazioni. Per altro con una netta divisione tra la governance della holding proprietaria e le società operative, affidate a manager, con consiglieri esterni nei cda, in cui non siede alcun rappresentante della proprietà.
Il passo giunge a 18 mesi dall’acquisizione, dai fondi Chequers e Neuberger Berman (presente in zona sia in Sicit che in Rino Mastrotto), di Biolchim, il gruppo italiano che nel 2017 aveva acquisito il 60% di Ilsa dalle famiglie Girelli e Piona, alle prese con un passaggio generazionale senza eredi. Con l’operazione di fine 2022, gli americani hanno acquisito anche il restante 40%, pur se gli esponenti della vecchia proprietà sono rimasti in azienda con ruoli operativi. «Parlo da ex proprietario e ora manager ha detto ieri il presidente di Ilsa, Paolo Girelli -. Siamo entrati in un gruppo che ci dà forza e ci permette di competere con i colossi globali della chimica, da Syngenta, a Bayer, a Sumitomo, che sono entrati nei biostimolanti e nei fertilizzanti organici e organo-minerali, prodotti sostenibili e molto più efficaci dei tradizionali».
Ambito, quello dei fertilizzanti speciali, in cui ha deciso di diversificare anche Huber, dopo la valutazione compiuta con i consulenti di Boston Consulting, alla ricerca di un settore con crescita stabile, oltre che esempio di economia circolare, visto che utilizza materiali di scarto, senza, nel caso di Ilsa, produrre rifiuti. L’obiettivo dichiarato, con l’acqusizione di Biolchim, era di diventare il primo fornitore di prodotti speciali per il settore agricolo; settore, che in soli due anni, vale già il 10% dei ricavi.
Huber conferma che non ci saranno razionalizzazioni nelle società acquisite: «Vogliamo continuare ad investire e rimanere parte attiva delle comunità in cui siamo presenti», ha detto il presidente di Huber Engineered Materials, Dan Krawczyk. L’obiettivo, semmai, è di replicare il modello di Ilsa su scala planetaria, «Lungo il business model dell’uso degli scarti di conceria anche nelle altre aree del mondo», aggiunge Krawczyk.
La sequenza dei prossimi passi pratici è delineata da Girelli. In Italia, 75 dipendenti, Ilsa ha appena investito 3,5 milioni di euro ad Arzignano, dove si sta per concludere un ampliamento dello stabilimento di 1.500 metri quadrati: «Allarghiamo le capacità produttive e realizziamo una linea di produzione di idrosolubili per l’agricoltura biologica», dice Girelli. A Molfetta è stato realizzato un impianto fotovoltaico, che renderà l’azienda autosufficiente sul piano energetico.
All’estero, il primo obiettivo di Ilsa è acquisire l’altro 50% della joint venture in Brasile (110 dipendenti), per aggiungere agli stabilimenti a Rio Grande un altro nell’altro cluster conciario di San Paolo. «Non sappiamo bene ancora i tempi: ci attendiamo tuttavia di chiudere l’acquisizione piena entro il 2024, mentre per il nuovo stabilimento molto dipenderà dai permessi. Pensiamo di esser pronti entro il 2025 - aggiunge Krawczyk -. E poi abbiamo in corso diverse trattative in varie parti del mondo. Gli ingressi sui vari mercati potranno avvenire sia con acquisizioni, che con joint venture che con realizzazioni di nostri stabilimenti».
I distretti conciari mondiali sono distribuiti tra Messico, Turchia, India, Vietnam e Cina. E il primo indiziato, per un’ulteriore mossa, è il Messico, anche per servire il mercato statunitense: «Potremmo aprirlo già nel 2025 con forniture da Europa e Sud America - conclude Girelli - per avere poi nuove disponibilità di materiali dopo 12-18 mesi».