I democratici ai minimi termini adesso provano a fare le vittime
Delrio: “Non rispettato il voto degli italiani”. Ma Franceschini e Orlando non ci stanno
▶ ROMA- Niente sorpresa nell’uovo di Pasqua per il Pd, che dalla partita degli uffici di presidenza di Camera e Senato esce a mani quasi vuote. Nulla che non fosse già noto, intendiamoci, ma ora che i giochi sono fatti, i dem tentano di prendersi almeno la rivincita, sottolineando come l’unico partito ad aver ufficializzato la propria volontà di stare all’opposizione sia rimasto praticamente senza rappresentanza negli organismi istituzionali del Parlamento. “Purtroppo la composizione non rispetta il voto degli italiani”, ha detto il capogruppo a Montecitorio, Graziano Delrio, alzando per la prima volta i toni dello scontro politico. Pratica inedita per il personaggio, peraltro. L’obiettivo del Partito democratico è chiaro: provare a risorgere dalle ceneri comeuna Fenice, trasformando il digiuno istituzionale nella ripresa di una parte dei consensi. Sfruttando la prassi consolidata secondo la quale, chi è in minoranza, gode di una sorta di benevolenza da parte dell’elettorato. Proprio per questo l’ordine di scuderia che arriva dai piani alti del Nazareno è insistere, in ogni occasione pubblica, sul consolidamento dell’asse tra Lega e Movimento 5 Stelle, lasciando intendere che tra Salvini e Di Maio ci sia già un accordo (ufficioso) per dare vita a una maggioranza che sostenga un governo tra due forze che, teoricamente, dovrebbero essere avversarie.
Se l’operazione mediatica del Pd facesse breccia, istillando anche solo un piccolo dubbio nell’elettorato Cinquestelle su una possibile intesa con Berlusconi, l’effetto potrebbe essere devastante per Di Maio e i suoi.
Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il mare. E in casa dem le acque non sono calme. L’ennesimo scontro si è consumato nella mattinata, quando due figure di peso come Dario Franceschini e Andrea Orlando, durante una riunione del gruppo, han- no chiesto a gran che si svolgesse un’assemblea o una direzione prima dell’inizio delle consultazioni al Colle, fissate per la prossima settimana. Nella galassia Pd qualcuno si lascia scappare a denti stretti che il ministro dei Beni culturali e il guardasigilli avrebbero voluto far passare una linea più “dialogante” durante i colloqui con Mattarella. Delrio, però, è riuscito a calmare la tempesta, giocando di sponda con il segretario reggente, Maurizio Martina, rinviando la riunione almeno al termine del primo giro di interlocuzioni con il presidente della Repubblica. “Sono democratico, lascio parlare tutti e ascolto, ma oggettivamente non saprei nemmeno cosa dire prima”, spiega il capogruppo. Nonostante il tentativo fosse stato già stoppato dai nuovi dirigenti della pattuglia parlamentare, a ribadire il concetto è Matteo Renzi: “La situazione politica è chiara: il Pdstarà all’opposizione”, e da lì “potrà dare un aiuto al Paese”. Una presa di posizione che crea un certo imbarazzo per chi è stato chiamato a guidare il partito dopo le sue dimissioni, in una fase politica estremamente delicata. L’ex segretario, infatti, ha ancora un peso specifico nella galassia dem e, soprattutto, a livello mediatico. Ecco perché al Nazareno più d’uno si domanda: “Ma di preciso, i due anni di silenzio che ha annunciato, quando iniziano?”. ◀