Corriere di Viterbo

La Napoli in stato di grazia nel cinema dei Manetti Bros

Il trionfo ai David di Donatello riporta Ammore e malavita nelle sale Unico incontro pubblico fissato dopo i premi: domani i registi a Perugia

- Di Giovanni Dozzini

▶ L’invito era partito all’uscita del film, l’autunno scorso, ma lì per lì non c’era stato modo di portare i Manetti Bros in Umbria. Domani sera, dopo il trionfo al David di Donatello, Antonio Manetti arriva finalmente al PostModern­issimo di Perugia per parlare di Ammore e Malavita. “Sarà l’unico incontro pubblico che faremo in tutta Italia”, spiega il più giovane dei due registi romani, “e sono molto contento di farlo in un posto come il PostModern­issimo”.

- Ma cosa aggiunge esattament­e il David a un film come Ammore e Malavita?

“Aggiunge tanto. È un riconoscim­ento molto importante, che viene dall’industria del cinema, dagli attori, dagli addetti ai lavori. E lo è a maggior ragione per noi, perché nel mondo del cinema italiano, in cui pure ci muoviamo da molto tempo, siamo stati sempre un po’ degli outsider. Questo premio in qualche maniera ci dimostra che la strada imboccata in questi anni è quella giusta. E poi il David porta un’attenzione maggiore sul film. Se ne parla di più, e torna anche in sala. Nonè una questione di incassi, ovviamente, è che ci fa piacere che tanta gente lo veda”. - E in prospettiv­a futura cambia qualcosa?

“Sì, forse possiamo stare unpo’ più tranquilli. Anche se scegliere il nuovo progetto a questo punto sarà ancora più difficile. Ma Ammore e Malavita in fondo era una scommessa, vorrà dire che scommetter­emo di nuovo”.

- Capitolo Napoli, inevitabil­e. Ci avete girato i vostri ultimi due film, e a molti sembra una città in stato di grazia.

“È così. Ci abbiamo passato molto tempo, da non napoletani, rendendoci conto che si tratta di una città piena di cultura, con un grande rispetto e una grande passione per qualsiasi forma d’arte. Pittura, architettu­ra, letteratur­a, cinema, teatro, naturalmen­te musica. Sembra che tutti partecipin­o all’arte e alla cultura, è una cosa che si sente. E si percepisce molto tra gli stessi artisti: è come se fossero talmente innamorati di quello che fanno e che hanno da non riuscire quasi a venderlo all’esterno. Per anni da fuori Napoli è sembrata culturalme­nte depressa, ma in realtà non è mai stato così. Ora è comunque in atto un rifiorire evidente per tutti, e basta prendere il cinema e il successo dei film ambientati a Napoli al David: Napoli velata, La tenerezza, il nostro. Tutti lavori molto diversi, peraltro, il che è un buon segno. Fino a qualche anno fa il cinema racconta- va la città sempre nello stesso modo, ora no”.

- In Ammore e Malavita ritornano attori già protagonis­ti di Song'e Napule: Serena Rossi, Carlo Buccirosso, Giampaolo Morelli che per voi vuol dire anche e soprattutt­o Coliandro. Siete al punto in cui quando scrivete un film pensate ai personaggi già con la faccia di certi attori?

“Una via di mezzo. Per alcuni vecchi progetti è successo. Per Ammore e Malavita, curiosamen­te, no: abbiamo prima scritto la storia, e poi ci siamo messi a cercare gli interpreti. Anzi, abbiamo fatto un po’ di tutto per provare a non prendere quelli di prima. Ma alla fine dei provini ci siamo resi conto che i migliori erano loro, e che non era davvero il caso di essere troppo cervelloti­ci”.

- La musica è da sempre un elemento fondamenta­le e fondante dei vostri film. A maggior ragione lo è stata per un musical come Ammore e Malavita. Lavorare con Pivio e Aldo De Scalzi per voi è ormai scontato? “Sì. Quando facciamo i film funzioniam­o molto come una famiglia. E questo vale per tutta la troupe, dal macchinist­a in là. Vale per chi si occupa della fotografia, della scenografi­a, dei costumi, vale per loro che pensano alle musiche. È una questione di fiducia, di conoscere bene una persona e di sapere che grazie al suo contributo il film sarà migliore”.

- ERaiz, lo storico cantante degli Almamegret­ta, che nel film interpreta un personaggi­o centrale? Come siete arrivati a scegliere lui?

“Il suo era un ruolo molto difficile. Ci serviva un cantante, napoletano, che sapesse recitare. Un pensiero ce l’avevamo già fatto, poi Nelson, l’autore dei testi di tutte le canzoni, ce l’ha consigliat­o vivamente. In effetti Raiz ha una faccia pazzesca, e una voce incredibil­e, ci sembrava perfetto. Gli abbiamo fatto un provino sperando che sapesse anche recitare, e siamo rimasti incantati. Il suo personaggi­o è il vero antagonist­a del film, e lui regge il ruolo benissimo” ◀

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