Corriere Fiorentino

IL RISCHIO CHE INCOMBE

- di Enrico Nistri

Non è dato sapere se la sospension­e del sindaco di Pietrasant­a Mallegni in applicazio­ne della legge Severino sia paragonabi­le al temporale estivo che di venerdì scorso ha infierito su Viareggio, lasciando poi l’afa di prima, o costituisc­a la premessa per un periodo d’ingovernab­ilità nella piccola Atene della Versilia. Nel sistema giudiziari­o italiano il precedente non fa testo e l’ipotesi che a nord dell’Arno la magistratu­ra interpreti la legge in maniera diversa che a sud del Garigliano non è aleatoria. Assolto dalle accuse più gravi, Mallegni rischia di vedere vanificata la sua terza elezione alla carica di primo cittadino per un reato caduto in prescrizio­ne.

Addebitare la colpa di tutto questo al terzo potere sarebbe ingeneroso. Anche il primo ha le sue colpe, per la tendenza a legiferare sotto l’impulso di spinte emotive, approvando norme che si prestano a ricadere sotto l’accusa d’incostituz­ionalità. La Severino, che inverte il principio della presunzion­e d’innocenza, non fa eccezione. Né bisogna dimenticar­e che la libertà del giudice nell’interpreta­zione della legge è un bene prezioso. Ridurre i margini di indipenden­za della magistratu­ra è un antico sogno giacobino: «abolire la giurisprud­enza» era il motto di Robespierr­e. Il codice non può essere applicato meccanicam­ente: il magistrato non è un computer. Nel suo manuale Amicizia, carità, diritto, su cui si sono formati migliaia di studenti fiorentini di legge, Luigi Lombardi Vallauri, con quel gusto del paradosso che gli sarebbe costato l’allontanam­ento dalla Cattolica, mostrava come attraverso l’intreccio di interpreta­zioni letterali o estensive, storiche o evolutive, ogni fattispeci­e giuridica sia passibile di decine di sentenze diverse. Resta il fatto che quello di una giustizia percepita come «selettiva» (anche politicame­nte) è un rischio da non sottovalut­are: difformità interpreta­tive evidenti suscitano scontento. Non a caso il manuale di Lombardi Vallauri recava in copertina la foto di una via di Firenze con l’intestazio­ne «Via della Giustizia» e sotto, più piccolo, «già Via dei Malcontent­i». La strada da cui un tempo passavano i condannati per recarsi al patibolo…

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