IL RISCHIO CHE INCOMBE
Non è dato sapere se la sospensione del sindaco di Pietrasanta Mallegni in applicazione della legge Severino sia paragonabile al temporale estivo che di venerdì scorso ha infierito su Viareggio, lasciando poi l’afa di prima, o costituisca la premessa per un periodo d’ingovernabilità nella piccola Atene della Versilia. Nel sistema giudiziario italiano il precedente non fa testo e l’ipotesi che a nord dell’Arno la magistratura interpreti la legge in maniera diversa che a sud del Garigliano non è aleatoria. Assolto dalle accuse più gravi, Mallegni rischia di vedere vanificata la sua terza elezione alla carica di primo cittadino per un reato caduto in prescrizione.
Addebitare la colpa di tutto questo al terzo potere sarebbe ingeneroso. Anche il primo ha le sue colpe, per la tendenza a legiferare sotto l’impulso di spinte emotive, approvando norme che si prestano a ricadere sotto l’accusa d’incostituzionalità. La Severino, che inverte il principio della presunzione d’innocenza, non fa eccezione. Né bisogna dimenticare che la libertà del giudice nell’interpretazione della legge è un bene prezioso. Ridurre i margini di indipendenza della magistratura è un antico sogno giacobino: «abolire la giurisprudenza» era il motto di Robespierre. Il codice non può essere applicato meccanicamente: il magistrato non è un computer. Nel suo manuale Amicizia, carità, diritto, su cui si sono formati migliaia di studenti fiorentini di legge, Luigi Lombardi Vallauri, con quel gusto del paradosso che gli sarebbe costato l’allontanamento dalla Cattolica, mostrava come attraverso l’intreccio di interpretazioni letterali o estensive, storiche o evolutive, ogni fattispecie giuridica sia passibile di decine di sentenze diverse. Resta il fatto che quello di una giustizia percepita come «selettiva» (anche politicamente) è un rischio da non sottovalutare: difformità interpretative evidenti suscitano scontento. Non a caso il manuale di Lombardi Vallauri recava in copertina la foto di una via di Firenze con l’intestazione «Via della Giustizia» e sotto, più piccolo, «già Via dei Malcontenti». La strada da cui un tempo passavano i condannati per recarsi al patibolo…