Corriere Fiorentino

Mallegni nel fortino Pietrasant­a «Sono sindaco, resto sindaco»

Il giorno dopo la sospension­e per la legge Severino: «Tante chiamate, anche dal Pd renziano»

- Simone Dinelli Giulio Gori S.O.

« Possono dire quello che vogliono, io sono il sindaco di Pietrasant­a. E se non posso svolgere la mia azione amministra­tiva, continuerò a svolgere quella politica: vorrà dire che sarò un sindaco di strada». Massimo Mallegni, il giorno dopo la sospension­e imposta dalla legge Severino per la condanna in primo grado per abuso d’ufficio, dice di stare bene, ma alza la voce per gridare alla «porcata». La rabbia c’è tutta, ma a attenuarla «è la solidariet­à dei miei cittadini».

In Comune, per la conferenza stampa, lo accolgono tra gli applausi, sul cellulare («il mio numero ce l’hanno tutti») arrivano messaggini di incoraggia­mento a ripetizion­e, su Facebook la stessa musica. E le chiamate, tante, da tutta Forza Italia: a farsi vivi sono stati Brunetta, la Bergamini, Toti, la Gelmini, la Carfagna. Il coordinato­re regionale di Forza Italia, Stefano Mugnai, gli ha offerto la carica di vicecoordi­natore vicario. «Credo proprio che accetterò» dice il sindaco sospeso. Non solo, ma giura che a chiamarlo sono stati anche tanti del Pd. Nomi non ne fa, ma assicura «sono tutti renziani». Pensare che i problemi di Mallegni iniziarono a causa di due renziani doc, che oggi fanno parte della squadra di governo del premier: sono l’ex capo dei vigili di Pietrasant­a Antonella Manzione, che fece le denunce, e il fratello e (ex) giudice Domenico Manzione, che condusse l’inchiesta, quando Mallegni era sindaco e decadde facendosi 39 giorni di carcere e 117 ai domiciliar­i. «Antonella non era un’amica, era un’amica carissima. Non so perché lo fece». Mallegni fu rinviato a giudizio con 51 capi d’imputazion­e, tra cui associazio­ne a delinquere, concussion­e e estorsione: assolto per i reati più gravi, prescritto per alcuni minori, è stato condannato per il cinquantun­esimo. La sentenza ha stabilito che Mallegni avrebbe chiesto a un suo vigile di concedere un passo carrabile (non autorizzab­ile) all’hotel di proprietà di suo fratello. «Mancava solo l’accusa di aver provocato le guerre puniche — tuona — E ora, per colpa del fatto che il giudizio d’appello su un fatto prescritto è stato rimandato di un anno, una legge incostituz­ionale sancisce che in Italia il popolo non conta nulla».

E a Pietrasant­a, il popolo che ha dato a Mallegni quasi il 60% al ballottagg­io sta quasi tutto con lui: «Ma anche basta — dicono in piazza del Duomo — lo lascino un po’ in pace». Ma è Marina la vera roccaforte: qua, ha costruito tutti i suoi successi elettorali; qua, al «suo» pontile di Tonfano, il 6 giugno, ha fatto il comizio con Silvio Berlusconi. «Mallegni gode di grande reputazion­e», dicono sul lungomare pieno di gente, «siamo arrabbiati», «la sospension­e è scandalosa » , « a pagarne le conseguenz­e siamo noi cittadini». C’è persino un cittadino, Antonio Meccheri, che per solidariet­à ha scelto lo sciopero della fame. Le uniche voci fuori dal coro arrivano dal circolo Arci di Porta a Lucca, a Pietrasant­a: «Mallegni è un berlusconi­no, è uno che fa promesse a vuoto. Ma la colpa non è sua, è di chi lo vota».

A esprimergl­i solidariet­à personale, ma non politica, è Rossano Forassiepi, il candidato del Pd sconfitto alle urne: «La legge Severino è contraddit­toria — dice — o proibisci a un condannato di candidarsi o non lo sospendi. È semmai Mallegni che non si sarebbe dovuto candidare». Forassiepi ieri mattina ha diffuso un documento di Arpat che il 17 giugno aveva segnalato al Comune di Pietrasant­a l’inquinamen­to del mare alla foce del fosso Motrone: «Mallegni avrebbe dovuto firmare l’ordinanza di non balneazion­e e non l’ha fatto — spiega — Il suo problema è che è troppo superficia­le». Ma il sindaco, che cerca un po’ di refrigerio accanto alla piscina del suo hotel di Marina, il Mondial, ribatte: «Il rapporto di Arpat non era valido, mancava dei dati. Non potevo materialme­nte fare l’ordinanza » . E ora, mentre il vicesindac­o Daniele Mazzoni si dice «tranquillo» di fronte alla responsabi­lità inaspettat­a, Mallegni presenterà ricorso; e giura di avere fiducia nella magistratu­ra. Ma insiste su un punto: «Io ero sindaco, sono sindaco e sarò sindaco. Ho la legittimaz­ione popolare». è scoppiato. Con Forza Italia che ricorda l’intrigo politicogi­udiziario campano con i casi De Luca e De Magistris. «De Luca in sella, Mallegni sospeso. Ora vediamo come magistratu­ra giudicherà ricorso nostro sindaco. No due pesi e due misure. Schizofren­ia Severino», twitta Renato Brunetta. Stesso social per Mara Carfagna, portavoce Fi alla Camera: «A Massimo Mallegni sia applicato lo stesso trattament­o di Vincenzo De Luca per la sospension­e da legge #Severino. No due pesi e due misure. La legge è uguale per tutti». E per Altero Matteoli il caso «dimostra ancora una volta quanto siano perversi gli effetti della legge Severino che va modificata rapidament­e». Ma Boschi chiarisce che il governo non ha in agenda la revisione della norma: «Sappiamo che è un tema che molti soggetti, compreso alcuni parlamenta­ri, stanno valutando perché è una legge che comunque non ha previsto tutte le ipotesi possibili. Una legge che presenta degli elementi da perfeziona­re. Ma in questo momento non è allo studio del governo un’ipotesi di modifica». Oltre alla sua, non si sono udite altre voci targate Pd intervenir­e sulla questione Mallegni, eccezion fatta per il segretario di Pietrasant­a, Antonio Orsucci, che si è detto disinteres­sato ai «piagnistei di chi oggi recita il ruolo del perseguita­to dalla magistratu­ra, ma conosceva bene la sua situazione e ha fatto finta di nulla».

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Massimo Mallegni con Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale a Pietrasant­a: anche l’ex Cavaliere è decaduto da senatore per effetto della legge Severino
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