Mallegni nel fortino Pietrasanta «Sono sindaco, resto sindaco»
Il giorno dopo la sospensione per la legge Severino: «Tante chiamate, anche dal Pd renziano»
« Possono dire quello che vogliono, io sono il sindaco di Pietrasanta. E se non posso svolgere la mia azione amministrativa, continuerò a svolgere quella politica: vorrà dire che sarò un sindaco di strada». Massimo Mallegni, il giorno dopo la sospensione imposta dalla legge Severino per la condanna in primo grado per abuso d’ufficio, dice di stare bene, ma alza la voce per gridare alla «porcata». La rabbia c’è tutta, ma a attenuarla «è la solidarietà dei miei cittadini».
In Comune, per la conferenza stampa, lo accolgono tra gli applausi, sul cellulare («il mio numero ce l’hanno tutti») arrivano messaggini di incoraggiamento a ripetizione, su Facebook la stessa musica. E le chiamate, tante, da tutta Forza Italia: a farsi vivi sono stati Brunetta, la Bergamini, Toti, la Gelmini, la Carfagna. Il coordinatore regionale di Forza Italia, Stefano Mugnai, gli ha offerto la carica di vicecoordinatore vicario. «Credo proprio che accetterò» dice il sindaco sospeso. Non solo, ma giura che a chiamarlo sono stati anche tanti del Pd. Nomi non ne fa, ma assicura «sono tutti renziani». Pensare che i problemi di Mallegni iniziarono a causa di due renziani doc, che oggi fanno parte della squadra di governo del premier: sono l’ex capo dei vigili di Pietrasanta Antonella Manzione, che fece le denunce, e il fratello e (ex) giudice Domenico Manzione, che condusse l’inchiesta, quando Mallegni era sindaco e decadde facendosi 39 giorni di carcere e 117 ai domiciliari. «Antonella non era un’amica, era un’amica carissima. Non so perché lo fece». Mallegni fu rinviato a giudizio con 51 capi d’imputazione, tra cui associazione a delinquere, concussione e estorsione: assolto per i reati più gravi, prescritto per alcuni minori, è stato condannato per il cinquantunesimo. La sentenza ha stabilito che Mallegni avrebbe chiesto a un suo vigile di concedere un passo carrabile (non autorizzabile) all’hotel di proprietà di suo fratello. «Mancava solo l’accusa di aver provocato le guerre puniche — tuona — E ora, per colpa del fatto che il giudizio d’appello su un fatto prescritto è stato rimandato di un anno, una legge incostituzionale sancisce che in Italia il popolo non conta nulla».
E a Pietrasanta, il popolo che ha dato a Mallegni quasi il 60% al ballottaggio sta quasi tutto con lui: «Ma anche basta — dicono in piazza del Duomo — lo lascino un po’ in pace». Ma è Marina la vera roccaforte: qua, ha costruito tutti i suoi successi elettorali; qua, al «suo» pontile di Tonfano, il 6 giugno, ha fatto il comizio con Silvio Berlusconi. «Mallegni gode di grande reputazione», dicono sul lungomare pieno di gente, «siamo arrabbiati», «la sospensione è scandalosa » , « a pagarne le conseguenze siamo noi cittadini». C’è persino un cittadino, Antonio Meccheri, che per solidarietà ha scelto lo sciopero della fame. Le uniche voci fuori dal coro arrivano dal circolo Arci di Porta a Lucca, a Pietrasanta: «Mallegni è un berlusconino, è uno che fa promesse a vuoto. Ma la colpa non è sua, è di chi lo vota».
A esprimergli solidarietà personale, ma non politica, è Rossano Forassiepi, il candidato del Pd sconfitto alle urne: «La legge Severino è contraddittoria — dice — o proibisci a un condannato di candidarsi o non lo sospendi. È semmai Mallegni che non si sarebbe dovuto candidare». Forassiepi ieri mattina ha diffuso un documento di Arpat che il 17 giugno aveva segnalato al Comune di Pietrasanta l’inquinamento del mare alla foce del fosso Motrone: «Mallegni avrebbe dovuto firmare l’ordinanza di non balneazione e non l’ha fatto — spiega — Il suo problema è che è troppo superficiale». Ma il sindaco, che cerca un po’ di refrigerio accanto alla piscina del suo hotel di Marina, il Mondial, ribatte: «Il rapporto di Arpat non era valido, mancava dei dati. Non potevo materialmente fare l’ordinanza » . E ora, mentre il vicesindaco Daniele Mazzoni si dice «tranquillo» di fronte alla responsabilità inaspettata, Mallegni presenterà ricorso; e giura di avere fiducia nella magistratura. Ma insiste su un punto: «Io ero sindaco, sono sindaco e sarò sindaco. Ho la legittimazione popolare». è scoppiato. Con Forza Italia che ricorda l’intrigo politicogiudiziario campano con i casi De Luca e De Magistris. «De Luca in sella, Mallegni sospeso. Ora vediamo come magistratura giudicherà ricorso nostro sindaco. No due pesi e due misure. Schizofrenia Severino», twitta Renato Brunetta. Stesso social per Mara Carfagna, portavoce Fi alla Camera: «A Massimo Mallegni sia applicato lo stesso trattamento di Vincenzo De Luca per la sospensione da legge #Severino. No due pesi e due misure. La legge è uguale per tutti». E per Altero Matteoli il caso «dimostra ancora una volta quanto siano perversi gli effetti della legge Severino che va modificata rapidamente». Ma Boschi chiarisce che il governo non ha in agenda la revisione della norma: «Sappiamo che è un tema che molti soggetti, compreso alcuni parlamentari, stanno valutando perché è una legge che comunque non ha previsto tutte le ipotesi possibili. Una legge che presenta degli elementi da perfezionare. Ma in questo momento non è allo studio del governo un’ipotesi di modifica». Oltre alla sua, non si sono udite altre voci targate Pd intervenire sulla questione Mallegni, eccezion fatta per il segretario di Pietrasanta, Antonio Orsucci, che si è detto disinteressato ai «piagnistei di chi oggi recita il ruolo del perseguitato dalla magistratura, ma conosceva bene la sua situazione e ha fatto finta di nulla».