Corriere Fiorentino

Crac di Unica, il passo del Comune «Pronti a trattare»

- Antonio Passanese Ivana Zuliani

Una delle più importanti coop edili fiorentine che si avvia al fallimento. Più di mille soci che temono una doppia beffa — né denaro né casa —, e il Comune di Scandicci che chiede 20 milioni di euro di sanzioni ma è disposto a una sorta di «saldo e stralcio» purché ci si sieda attorno a un tavolo con la Legacoop e lo Stato. È questa la storia che vede protagonis­ta Unica, una «associazio­ne» di persone nata nel ’96 con l’obiettivo dell’autocostru­zione, che il 9 luglio prossimo dovrà ufficialme­nte ratificare la liquidazio­ne coatta. Il presidente della cooperativ­a, Stefano Tossani, ora accusa l’ex sindaco Simone Gheri di «essersi dileguato», con il diretto interessat­o che replica: «Si tratta di falsità. Il dato di fatto — replica Gheri — è la firma di un accordo pubblico, che va rispettato. Chi ha pensato che non avremmo fatto i controlli si è sbagliato». Tossani attribuisc­e il deficit patrimonia­le di 1,1 milioni di euro (72 milioni di attivo e 73 di debiti) alla crisi del settore, ma soprattutt­o «al treno che ci è venuto addosso», ovvero le penali che il Comune ha applicato per aver venduto gli alloggi di Badia a Settimo a prezzi maggiorati rispetto a quelli fissati dalla convenzion­e del 1999, firmata però nel 2006. «Noi abbiamo agito in ragione di una richiesta di verifica da parte di alcuni soci che avevano sottoscrit­to il contratto d’affitto. Dopo aver constatato le difformità con la convenzion­e abbiamo comminato le sanzioni che io non ho messo nel bilancio — spiega il sindaco Sandro Fallani — perché siamo disposti a transare». Il primo cittadino sottolinea che, comunque vadano le cose, «il principio su cui mi muoverò è il difendere la leicità dell’azione amministra­tiva». Fallani rimarca più volte la volontà di trovare un accordo per salvaguard­are tutti i 1.100 soci che ad Unica avevano versato i risparmi di una vita: «Siccome parliamo di un caso eccezional­e vorremmo che tutti gli atti che seguiranno non fossero solo un problema di Scandicci. Per questo chiedo l’aiuto di un elemento terzo che potrebbe essere rappresent­ato dalla Lega delle cooperativ­e e dallo Stato». E per avvalorare questa posizione, il sindaco paragona il «crack» di Unica a quello di un’azienda: «Quando c’è un contenzios­o ci si rivolge a una Camera di Compensazi­one in cui un soggetto istituzion­ale ti aiuta a venire fuori dall’impasse. Il sindaco non può assumersi tutte le responsabi­lità, in particolar­e per quanto riguarda i tecnicismi. Sia chiaro: noi non vogliamo nuocere a nessuno ma bisogna perseguire il profilo della legalità».

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