Crac di Unica, il passo del Comune «Pronti a trattare»
Una delle più importanti coop edili fiorentine che si avvia al fallimento. Più di mille soci che temono una doppia beffa — né denaro né casa —, e il Comune di Scandicci che chiede 20 milioni di euro di sanzioni ma è disposto a una sorta di «saldo e stralcio» purché ci si sieda attorno a un tavolo con la Legacoop e lo Stato. È questa la storia che vede protagonista Unica, una «associazione» di persone nata nel ’96 con l’obiettivo dell’autocostruzione, che il 9 luglio prossimo dovrà ufficialmente ratificare la liquidazione coatta. Il presidente della cooperativa, Stefano Tossani, ora accusa l’ex sindaco Simone Gheri di «essersi dileguato», con il diretto interessato che replica: «Si tratta di falsità. Il dato di fatto — replica Gheri — è la firma di un accordo pubblico, che va rispettato. Chi ha pensato che non avremmo fatto i controlli si è sbagliato». Tossani attribuisce il deficit patrimoniale di 1,1 milioni di euro (72 milioni di attivo e 73 di debiti) alla crisi del settore, ma soprattutto «al treno che ci è venuto addosso», ovvero le penali che il Comune ha applicato per aver venduto gli alloggi di Badia a Settimo a prezzi maggiorati rispetto a quelli fissati dalla convenzione del 1999, firmata però nel 2006. «Noi abbiamo agito in ragione di una richiesta di verifica da parte di alcuni soci che avevano sottoscritto il contratto d’affitto. Dopo aver constatato le difformità con la convenzione abbiamo comminato le sanzioni che io non ho messo nel bilancio — spiega il sindaco Sandro Fallani — perché siamo disposti a transare». Il primo cittadino sottolinea che, comunque vadano le cose, «il principio su cui mi muoverò è il difendere la leicità dell’azione amministrativa». Fallani rimarca più volte la volontà di trovare un accordo per salvaguardare tutti i 1.100 soci che ad Unica avevano versato i risparmi di una vita: «Siccome parliamo di un caso eccezionale vorremmo che tutti gli atti che seguiranno non fossero solo un problema di Scandicci. Per questo chiedo l’aiuto di un elemento terzo che potrebbe essere rappresentato dalla Lega delle cooperative e dallo Stato». E per avvalorare questa posizione, il sindaco paragona il «crack» di Unica a quello di un’azienda: «Quando c’è un contenzioso ci si rivolge a una Camera di Compensazione in cui un soggetto istituzionale ti aiuta a venire fuori dall’impasse. Il sindaco non può assumersi tutte le responsabilità, in particolare per quanto riguarda i tecnicismi. Sia chiaro: noi non vogliamo nuocere a nessuno ma bisogna perseguire il profilo della legalità».