Corriere Fiorentino

Jovanotti, un fulmine al Franchi Per il popolo che pensa positivo

Lorenzo fa sold-out coi fan in attesa dal pomeriggio. Stasera si replica

- Edoardo Semmola

Voleva stupire, sparare lampi di meraviglia in faccia ai fan. Lo aveva annunciato, Jovanotti. E ci è riuscito: con il suo allestimen­to scenico da viaggi spaziali e un concerto trasformat­o in action poetico; parole sue. Tutto è abbagliant­e, dal suo completo in alluminio all’ultimo faretto colorato, passando dalla telecamera volante che si insinua nel privato di ogni spettatore andandone a captare sorrisi ed entusiasmo da moltiplica­re attraverso i pannelli-grattacelo dietro il palco. Come anche il filmino di fantascien­za con Ornella Muti che precede il primo giro di chitarra. Trentacinq­ue mila paganti ieri. Altri trenta mila stasera per il bis, il primo per la piazza fiorentina nella carriera di Lorenzo Cherubini. Prova del nove, semmai ce ne fosse stato bisogno, del momento di grazia che il cantautore sta vivendo.

Si lancia sul palco a forma di fulmine con un Penso positivo a ritmi forsennati e prosegue la cavalcata di 30 pezzi (combattend­o contro il fiato corto che lo assilla) fino a Ragazzo fortunato. Poi i bis con il romanticis­mo di A te, Gli immortali video e Ti porto via con me.

Lo Stadio Franchi si è abbigliato come un villaggio vacanze: racchetton­i e palloni da spiaggia, bikini e picnic, per accogliere il cantore della nuova sinistra cool che sorride al futuro. La prima delle due date fiorentine è un tutto esaurito di intrecci generazion­ali tra nonne con bandana arcobaleno e nipoti che insegnano come ballare l’hip-hop. Il popolo di #lorenzoneg­listadi15 non è fatto per il pessimismo: le magliette «Sono un ragazzo fortunato» superano di gran lunga quelle con «Peace» o «Emergency». La festa del grande spettacolo prima del big bang musicale inizia con il sole alto: si ammazza l’attesa pomiciando sulle note di Can’t Help Falling in Love di Elvis e That’s Amore di Dean Martin. Ma c’è spazio anche per L’inno del corpo sciolto di un Benigni d’annata. La vocazione renzianecu­menica del cantautore «da Che Guevara a Madre Teresa» si manifesta anche nella scelta dei gruppi spalla: dal giovane cantautore alla Guccini che lamenta i dolori della sua generazion­e, al piu’ stiloso e dark rapper dalla parolaccia svelta che arringa la folla a ribellioni 2.0.

Come è eterogeneo il pubblico: da una parte Eugenio Giani tra Marco Masini e Carlo Conti e dall’altra Emanuele Filiberto di Savoia con la figlia di Giorgio Gaber, Dalia (che di Jovanotti gestisce immagine e rapporti con i media) con una folta tribù di bambini.

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Jovanotti in tenuta spaziale durante il concerto di ieri sera al Franchi
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