Jovanotti, un fulmine al Franchi Per il popolo che pensa positivo
Lorenzo fa sold-out coi fan in attesa dal pomeriggio. Stasera si replica
Voleva stupire, sparare lampi di meraviglia in faccia ai fan. Lo aveva annunciato, Jovanotti. E ci è riuscito: con il suo allestimento scenico da viaggi spaziali e un concerto trasformato in action poetico; parole sue. Tutto è abbagliante, dal suo completo in alluminio all’ultimo faretto colorato, passando dalla telecamera volante che si insinua nel privato di ogni spettatore andandone a captare sorrisi ed entusiasmo da moltiplicare attraverso i pannelli-grattacelo dietro il palco. Come anche il filmino di fantascienza con Ornella Muti che precede il primo giro di chitarra. Trentacinque mila paganti ieri. Altri trenta mila stasera per il bis, il primo per la piazza fiorentina nella carriera di Lorenzo Cherubini. Prova del nove, semmai ce ne fosse stato bisogno, del momento di grazia che il cantautore sta vivendo.
Si lancia sul palco a forma di fulmine con un Penso positivo a ritmi forsennati e prosegue la cavalcata di 30 pezzi (combattendo contro il fiato corto che lo assilla) fino a Ragazzo fortunato. Poi i bis con il romanticismo di A te, Gli immortali video e Ti porto via con me.
Lo Stadio Franchi si è abbigliato come un villaggio vacanze: racchettoni e palloni da spiaggia, bikini e picnic, per accogliere il cantore della nuova sinistra cool che sorride al futuro. La prima delle due date fiorentine è un tutto esaurito di intrecci generazionali tra nonne con bandana arcobaleno e nipoti che insegnano come ballare l’hip-hop. Il popolo di #lorenzoneglistadi15 non è fatto per il pessimismo: le magliette «Sono un ragazzo fortunato» superano di gran lunga quelle con «Peace» o «Emergency». La festa del grande spettacolo prima del big bang musicale inizia con il sole alto: si ammazza l’attesa pomiciando sulle note di Can’t Help Falling in Love di Elvis e That’s Amore di Dean Martin. Ma c’è spazio anche per L’inno del corpo sciolto di un Benigni d’annata. La vocazione renzianecumenica del cantautore «da Che Guevara a Madre Teresa» si manifesta anche nella scelta dei gruppi spalla: dal giovane cantautore alla Guccini che lamenta i dolori della sua generazione, al piu’ stiloso e dark rapper dalla parolaccia svelta che arringa la folla a ribellioni 2.0.
Come è eterogeneo il pubblico: da una parte Eugenio Giani tra Marco Masini e Carlo Conti e dall’altra Emanuele Filiberto di Savoia con la figlia di Giorgio Gaber, Dalia (che di Jovanotti gestisce immagine e rapporti con i media) con una folta tribù di bambini.