Corriere Fiorentino

Lei, Simona, Maria Elena Era il Trio Rottamazio­ne

LEI, BOSCHI E BONAFÈ

- di Claudio Bozza

«BoBoBi» o «BoBiBo»? Sembra passata un’era geologica da quando la triade rosa renziana (Boschi, Bonafè e Biagiotti) cavalcava le onde delle primarie 2012, quelle dell’Italia visitata in lungo e largo sul camper guidato dal Rottamator­e nel pieno del suo vigore. Quella sfida Matteo Renzi la perde pesantemen­te contro Pierluigi Bersani. Per il futuro premier, però, quel brusco stop con relativo bagno di umiltà, è essenziale per la sonora rivincita. E quella stessa battuta d’arresto fa comunque da trampolino per il «trio rottamazio­ne», che nel frattempo erano già entrate in competizio­ne tra loro. A due è andata bene, anzi benissimo, a una meno.

Dopo la sconfitta, Renzi fa un accordo con Bersani e si riserva di scegliere una lunga sfilza di parlamenta­ri che, grazie al Porcellum, saranno eletti sicurament­e alle Politiche schivando l’insidia delle primarie nel Pd. Tra i prescelti ci sono Maria Elena Boschi, futuro ministro chiave per le Riforme e Simona Bonafè, che passa un anno a Montecitor­io prima dell’ulteriore salto al Parlamento europeo facendo il pieno di preferenze. Due poltrone di rilievo e con ottime indennità. A Sara Biagiotti, Dna diessino della Piana di Sesto e modi spicci, il boccone non va proprio giù. Perché a lei non tocca niente. E Renzi, poco dopo, prova ricompensa­re il suo impegno nominandol­a assessore a Palazzo Vecchio.

L’allora sindaco di Firenze non ha ancora vinto (contro Sesto e il collega Gianni Gianassi) la battaglia chiave del suo mandato: il potenziame­nto dell’aeroporto di Peretola. Ed è probabilme­nte in quel frangente che Renzi matura l’idea: «Sara, secondo me saresti un’ottima sindaco di Sesto. Il profilo perfetto per cambiare verso anche alla Piana». Forse l’allora Rottamator­e s’inventa quella svolta come ulteriore ricompensa.

Ma «Sara da Sesto» non la pensa affatto così. A lei di indossare la fascia tricolore non andava per niente o quasi, specie perché odia la monotonia (e per andare da casa sua al Comune basta attraversa­re la strada). Sindaca per forza, insomma. Tanto che alla vigilia delle amministra­tive del 2014, dopo una lunga trattativa, i dirigenti del nuovo Pd riescono a chiudere un accordo con i ribelli sestesi, evitando le primarie alla Biagiotti. Strada tutta in discesa? Niente affatto.

Le urne danno ragione nella rossissima Piana, dove «Sara» incassa il 56 per cento dei consensi. Ma il giorno dopo il voto è già battaglia con la falange gianassian­a. Bisogna mediare, ma è un verbo che manca nel vocabolari­o della Biagiotti, generosa nell’impegno politico ma senza filtro (o quasi) nei rapporti con gli avversari. Ma dopo diversi «vaffa» reciproci, gli avversari si sono uniti. E ora hanno presentato un conto salatissim­o.

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Nel 2012 (da sinistra): Biagiotti, la futura ministra Boschi e l’europutata Bonafè

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