Lei, Simona, Maria Elena Era il Trio Rottamazione
LEI, BOSCHI E BONAFÈ
«BoBoBi» o «BoBiBo»? Sembra passata un’era geologica da quando la triade rosa renziana (Boschi, Bonafè e Biagiotti) cavalcava le onde delle primarie 2012, quelle dell’Italia visitata in lungo e largo sul camper guidato dal Rottamatore nel pieno del suo vigore. Quella sfida Matteo Renzi la perde pesantemente contro Pierluigi Bersani. Per il futuro premier, però, quel brusco stop con relativo bagno di umiltà, è essenziale per la sonora rivincita. E quella stessa battuta d’arresto fa comunque da trampolino per il «trio rottamazione», che nel frattempo erano già entrate in competizione tra loro. A due è andata bene, anzi benissimo, a una meno.
Dopo la sconfitta, Renzi fa un accordo con Bersani e si riserva di scegliere una lunga sfilza di parlamentari che, grazie al Porcellum, saranno eletti sicuramente alle Politiche schivando l’insidia delle primarie nel Pd. Tra i prescelti ci sono Maria Elena Boschi, futuro ministro chiave per le Riforme e Simona Bonafè, che passa un anno a Montecitorio prima dell’ulteriore salto al Parlamento europeo facendo il pieno di preferenze. Due poltrone di rilievo e con ottime indennità. A Sara Biagiotti, Dna diessino della Piana di Sesto e modi spicci, il boccone non va proprio giù. Perché a lei non tocca niente. E Renzi, poco dopo, prova ricompensare il suo impegno nominandola assessore a Palazzo Vecchio.
L’allora sindaco di Firenze non ha ancora vinto (contro Sesto e il collega Gianni Gianassi) la battaglia chiave del suo mandato: il potenziamento dell’aeroporto di Peretola. Ed è probabilmente in quel frangente che Renzi matura l’idea: «Sara, secondo me saresti un’ottima sindaco di Sesto. Il profilo perfetto per cambiare verso anche alla Piana». Forse l’allora Rottamatore s’inventa quella svolta come ulteriore ricompensa.
Ma «Sara da Sesto» non la pensa affatto così. A lei di indossare la fascia tricolore non andava per niente o quasi, specie perché odia la monotonia (e per andare da casa sua al Comune basta attraversare la strada). Sindaca per forza, insomma. Tanto che alla vigilia delle amministrative del 2014, dopo una lunga trattativa, i dirigenti del nuovo Pd riescono a chiudere un accordo con i ribelli sestesi, evitando le primarie alla Biagiotti. Strada tutta in discesa? Niente affatto.
Le urne danno ragione nella rossissima Piana, dove «Sara» incassa il 56 per cento dei consensi. Ma il giorno dopo il voto è già battaglia con la falange gianassiana. Bisogna mediare, ma è un verbo che manca nel vocabolario della Biagiotti, generosa nell’impegno politico ma senza filtro (o quasi) nei rapporti con gli avversari. Ma dopo diversi «vaffa» reciproci, gli avversari si sono uniti. E ora hanno presentato un conto salatissimo.