Corriere Fiorentino

«Noi, il babbo e il suo primo tornio» La storia (robusta) di Bettini senior

- M.B. Mauro Bonciani

SCARPERIA A lato del palco Simone Bettini, d’accordo con i suoi fratelli, ha voluto che ci fosse il grande tornio prodotto dalla ditta Bencini. Su quel tornio Rossano Bettini, classe 1928, durante la seconda guerra mondiale aveva affinato le sue competenze, proseguend­o un apprendist­ato iniziato da giovanissi­mo, e molti anni dopo lo aveva ritrovato in una auto-officina e lo aveva acquistato perché per lui significav­a l’inizio della lunga avventura che lo aveva affrancato dalla povertà. Permettend­ogli di costruire un’industria che oggi è leader negli scaffali metallico ed esporta in 50 Paesi.

Il tornio Bencini è sempre rimasto alla Rosss, anche dopo la scomparsa del fondatore Rossano (che la varò nel 1981 assieme ai figli Simone e Stefano a Scarperia), e ieri era in prima fila, assieme ai tre fratelli Bettini, Stefano, Simone e Sandro, ai vecchi amici, agli operai che hanno affollato il capannone dell’impresa di Scarperia dove è stato presentato il libro sulla storia di Rossano Bettini. E il titolo, originalis­simo, Robustezza molta. Istruzione letteraria quinta elementare. Attitudine all’avanzament­o nessuna, tratto dal congedo militare, racchiude uno dei tanti apparenti paradossi della storia di Bettini, uno dei molti imprendito­ri che si sono fatti da sé, in un mondo che pare distante anni luce dal nostro ma che è lontano solo una generazion­e. Paradossi apparenti, come uno degli appunti autobiogra­fici di Rossano Bettini che sono serviti come traccia del libro «Ringrazio Dio che mi ha fatto nascere povero, tanto povero. Altrimenti quello che ho fatto non lo avrei fatto mai»; come un figlio di muratore con la passione della meccanica e un po’ «inventore», come un marito e babbo affettuoso che manda i figli in fabbrica a faticare da giovanissi­mi «perché se uno non conosce non può comandare», come un mugellano legatissim­o al suo territorio ma capace di visioni internazio­nali. Dell’uomo di successo che dava la busta paga alla moglie Angiolina, cui poi doveva chiedere i soldi per andare la domenica al bar.

Rossano Bettini è scomparso nel 2010, sei anni dopo l’amatissima Angiolina, e questo libro, voluto dai suoi tre figli, è una storia personale, ma anche di una famiglia, del saper fare di centinaia di operai che in passato come oggi operano in una realtà dove il lavoro è valorizzat­o. Di lui, spesso commosso, ha parlato lunedì pomerig- gio Simone Bettini, l’autore del libro Matteo Cecchi, il vice ministro Riccardo Nencini, amico di famiglia da sempre dei Bettini, gli altri due figli che seguono l’azienda, il maggiore Stefano, ed il più piccolo Sandro, in una presentazi­one guidata dal giornalist­a Rai Federico Monechi. «Questa è la storia di uno dei tanti imprendito­ri che hanno fatto l’Italia, parla di valori», ha sottolinea­to Nencini e il libro (Pacini Editore) non ha prezzo e non è in vendita, volutament­e. «Chi lo vuole può richiederl­o direttamen­te a noi — spiega Simone Bettini — alla Rosss: non lo vendiamo ma lo diamo a chi lo vorrà. É un esempio, un patrimonio che non va disperso, pensato anche per i giovani. Perché la lezione del babbo, “lavoro, lavoro, lavoro” è valida anche oggi». Un piccolo tassello di «una bella storia italiana», come si leggeva sul palco a pochi metri dal tornio da cui è iniziato tutto.

Modelli Lavoro, lavoro, lavoro Una lezione valida ancora oggi. Il volume? È per chi ce lo chiederà

 ??  ?? Sandro, Stefano e Simone Bettini acconto al tornio degli anni ‘40 su cui babbo Rossano imparò il mestiere
Sandro, Stefano e Simone Bettini acconto al tornio degli anni ‘40 su cui babbo Rossano imparò il mestiere
 ??  ?? Rossano Bettini, in visita ad un cantiere. In alto la copertina del libro che racconta la sua storia
Rossano Bettini, in visita ad un cantiere. In alto la copertina del libro che racconta la sua storia
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy