L’eredità scomoda dell’ex Gianassi (che saluta dagli Usa)
La battaglia sotterranea è iniziata quasi subito. Ma il conto, salatissimo, sotto forma di mozione di sfiducia, è arrivato poco più di un anno dopo l’elezione a sindaco. La poltrona dell’ultrarenziana Sara Biagiotti è sull’orlo del precipizio dopo appena 14 mesi di governo della città. Un periodo molto travagliato, quello del passaggio tra vecchia e nuova guardia Pd, iniziato con le accuse della Biagiotti al suo predecessore Gianassi: «Ha lasciato un buco nel bilancio comunale». Accuse insopportabili per l’ex sindaco. E così è iniziata la roulette russa all’interno del Pd sestese, che rischia di compromettere (o quantomeno rallentare) la costruzione nella Piana delle due infrastrutture chiave per l’intera Città metropolitana: nuova pista per l’aeroporto di Peretola e temovalorizzatore a Case Passerini. Quando era sindaco Gianassi aveva tentato di bloccare lo sviluppo del Vespucci con ogni mezzo possibile, una partita vitale persa però in blocco contro l’allora collega fiorentino Matteo Renzi, che poi a «Gianni-il-Rosso» è costata il futuro in politica. Dopo dieci anni da primo cittadino, la car- riera di quest’ultimo è proseguita negli uffici di Unicoop, dove è tornato a malincuore dopo i dieci anni da primo cittadino, mandato portato a termine controcorrente, con sfuriate storiche, ma anche con competenza e passione. L’ex sindaco, seppur dietro le quinte, non ha però mai mollato la presa. Lo dimostra l’eredità lasciata alla nemica renziana Biagiotti: una sorta di bomba a orologeria, fatta scoppiare quando la misura è diventata colma per lui e i suoi, visto che non riuscivano più a tollerare il governo renziano nell’(ex) rossissima Piana. E l’esplosione è arrivata a distanza, proprio mentre Gianassi si trova in vacanza on the road nei deserti della California, quasi a voler dire: «Io non c’entro niente». E al suo fianco c’è pure la moglie, Francesca Albano, anche lei molto attiva nella segreteria del partito sestese nella crociata antirenziana. Gli 8 consiglieri comunali del Pd che hanno deciso di staccare al spina alla Biagiotti sono infatti quasi tutti «gianassiani doc», inseriti nelle liste alle amministrative del 2014 e poi eletti. Sara Biagiotti, come dimostra lo strappo di ieri, ne aveva sottovalutato presenza e peso. In Comune, come a Palazzo Chigi, senza maggioranza in Consiglio comunale o alle Camere non si governa. E per «Sara da Sesto» il rischio di tornare a casa, che poi dista una cinquantina di metri dal palazzo comunale, è diventato assai concreto.
«Si fermino finché sono in tempo, perché così facciamo solo del male al partito». La deputata Elisa Simoni è la pontiera di maggior peso (dalla sponda sinistra) verso i renziani. E ora è molto preoccupata per le conseguenze della guerra fratricida nella Piana.
Onorevole, che succede a Sesto Fiorentino? È la crisi di un sindaco o lo strappo tra due Pd?
«Quando pezzi del Pd, o che si definiscono tali, sottoscrivono una mozione di sfiducia al proprio sindaco con le opposizioni, quelli non sono più parte del Pd. Questo a Sesto lo sanno bene: una grande tradizione ha insegnato cosa vuol dire stare in un partito».
La Piana fiorentina era un feudo dell’ex Pci. Non può diventare una roccaforte del Pd a guida renziana?
«Io sono da tempo convinta che il Pd non debba sottovalutare la perdita di consensi a sinistra