Corriere Fiorentino

La grande fuga dal caldo (venuto dal Polo)

È l’effetto di un blocco di aria fredda piombato sui tropici

- di Riccardo Mostardini

La folla di turisti in piazza della Signoria si assiepa seguendo l’ombra proiettata dalla torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio. E c’è da capirli guardando alle temperatur­e degli ultimi giorni: 37 gradi martedì, 38 mercoledì, 38 ieri. Sono le temperatur­e registrate a Peretola. In città invece (dati Lamma/Cfr di via san Gallo), i 39,8 gradi di ieri seguono i 40 di mercoledì.

E poi c’è l’umidità, che ha raggiunto il 70% di notte e il 25% di giorno: con questi valori, l’acqua presente nell’aria inganna i recettori del nostro corpo, facendoci provare un calore anche 4-5° gradi superiore a quello reale. Ed è ciò che succederà anche i prossimi giorni: le temperatur­e – effettive — non sono previste scendere sotto i 38° (in periferia) almeno fino a lunedì, ma una vera rinfrescat­a non giungerà prima del 24-25 luglio.

Ma, che lo si chiami Caronte o meno, cosa sta succedendo? La causa di questa pesante ondata di calore e afa è un fiume di aria calda e stabile, di origine Ovest-sahariana, che si è aperto la strada verso l’Europa. Un flusso di aria secca che però, transitand­o sul Mediterran­eo, si carica di umidità e la trasporta verso le regioni tirreniche, Toscana in primis. Il paradosso è che si tratta di un caldo causato dal freddo: un nocciolo di aria artica, scendendo dal Polo, ha raggiunto in pieno oceano l’aria calda di origine tropicale. A quel punto, come reazione ( un po’ come gli spruzzi d’acqua causati da un sasso gettato in un lago), dalla fascia tropicale si è sollevata una «bolla» di aria stabile e cocente, che sta avvolgendo l’Europa meridional­e.

In realtà un fenomeno, nella complessa macchina del clima, non ha mai una sola causa: ad esempio, gli esperti assegnano all’attuale fase di «Niño» (il periodico riscaldame­nto delle acque del Sud Pacifico) un ruolo significat­ivo per l’ondata di caldo alle nostre latitudini. E poi c’è il cambio del clima, che negli ultimi decenni ha reso sempre più invadente l’anticiclon­e Africano, vero e proprio «gemello cattivo» del più fresco e mite anticiclon­e delle Azzorre. È proprio, infatti, la latitanza di quest’ultimo ad aver permesso all’aria fredda artica di scendere così a Sud.

Si tratta di un caldo anomalo, quindi? «Dipende da quali confronti facciamo — spiega il dirigente del consorzio Lamma Bernardo Gozzini — perché quest’anno, rispetto agli ultimi 10-15, le temperatur­e non hanno raggiunto valori estremi, mentre prima di allora un caldo così era molto raro. Anomalo è soprattutt­o il calore notturno: ad esempio a Firenze le notti tropicali (cioè con oltre 20°) sono già 10 a metà luglio, mentre la media sarebbe 9 per l’intero mese». Hanno senso quindi i confronti col tremendo 2003? «Per ora no, allora il caldo durò da maggio a settembre, quest’anno abbiamo registrato temperatur­e oltre 35° solo da luglio in poi».

Insomma, i condiziona­tori continuera­nno ad andare: secondo i dati Enel, mercoledì si è toccato il picco con 2 mila e 700 megawatt di prelievo, dati mai registrati negli ultimi 10 anni in Toscana, ma il gestore garantisce che il sistema è in grado di reggere. E se due giorni fa è sceso in campo anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, coi suoi consigli telefonici dagli ospedali non si segnalano casi di pazienti in sofferenza per il forte caldo, ed anzi si comincia a pensare — spiegano i medici — «che le persone stiano seguendo le raccomanda­zioni per fronteggia­re il grande caldo».

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