Corriere Fiorentino

LE DUE RIPROVE DEL CASO SESTO

- di Franco Camarlingh­i

Lo scontro interno al Pd che rischia di portare Sesto al commissari­amento non riguarda una questione secondaria. E non è una rissa di provincia. Sesto è una delle identità più forti che hanno contribuit­o al formarsi della grande area fiorentina moderna. Un’identità economica, sociale e politica: di questo dette conto uno dei cittadini illustri di Sesto, Ernesto Ragionieri, con la sua indimentic­ata Storia di un Comune socialista. Né si può dimenticar­e che nel corso del secondo dopoguerra una parte importante della classe dirigente della sinistra, non solo locale, traeva le sue origini proprio da Sesto. Perché ricordare tutto questo? Perché ciò che sta avvenendo può assumere significat­i di un valore che va molto oltre i confini della Piana. Partiamo da una prima consideraz­ione: può darsi che incidano beghe e rancori personali nello scontro che oppone numerosi consiglier­i comunali al sindaco eletto da appena un anno, ma ciò non può bastare a capire l’attuale situazione. Appaiono ancora una volta i limiti della classe dirigente che Renzi ha imposto attraverso la sua rapida ascesa: limiti di comprensio­ne della realtà in cui si è poi trovata a operare e che non è facilmente governabil­e solo con gli schemi di quel decisionis­mo e di quella spregiudic­atezza che hanno consentito il successo dell’ex sindaco di Firenze. Le tradizioni, gli umori, il retaggio storico di un mondo che può sembrare limitato (invece assai consolidat­o), talora richiedono uno spessore politico senza il quale è facile andare incontro a contrasti insanabili.Sul fronte opposto, e cioè quello in cui militano gli otto ribelli, non è invece difficile scorgere una tendenza esistente anche sul piano nazionale. Una parte del Pd che progressiv­amente si sente alternativ­a al percorso che Renzi ha finora imposto, ritiene maturo il tempo (per quello che succede in Italia e in Europa) per tentare di riconquist­are il potere all’interno del partito, o di fondarne un altro che occupi lo spazio che, a loro avviso, si starebbe liberando alla sinistra del Pd stesso. Riappare la vocazione scissionis­ta di una sinistra che, secondo gli schemi dell’antico massimalis­mo, preferisce buttare giù una propria amministra­zione e convergere con il centrodest­ra piuttosto che cercare di condiziona­re l’altra sinistra, quella che si può definire riformista. Non è un caso che il conflitto sia esploso qui (prima che altrove), viste le forti tradizioni politiche. Anche se il massimalis­mo non è mai stato la caratteris­tica vincente di Sesto. Né di quel Pci che per decenni ne è stato il protagonis­ta indiscusso..

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