Corriere Fiorentino

Rutelli: Firenze batta i pugni con il governo

L’ex ministro Rutelli: è una sfida per tutto il Paese Non è difficile trovare le risorse, si muova il Cipe

- di Marzio Fatucchi

«Ora è il momento di battere i pugni con Roma. Firenze non può perdere l’occasione dei Nuovi Uffizi, ma anche dell’Opera di Firenze. Questa città è una capitale culturale ma per diventarlo davvero deve avere le infrastrut­ture adeguate. I Nuovi Uffizi e l’Opera sono due elementi centrali, insieme alla Fortezza». Francesco Rutelli è stato uno degli undici ministri per i Beni culturali che si sono succeduti da quando è partito il progetto dei Nuovi Uffizi. Con Rutelli sono partiti i lavori (come quelli per l’Opera) ed è cominciato anche il passaggio della Fortezza a Comune, Provincia e Regione.

Rutelli, dopo 17 anni mancano ancora 45 milioni per completare il progetto dei Nuovi Uffizi...

«Siamo in Italia, purtroppo. Ma parliamo del primo museo italiano, del nostro vessillo, al pari del Louvre, del British. Deve essere vissuta come una sfida del Paese».

Ma quali sono, secondo la sua opinione, le motivazion­i di questi ritardi?

«Sugli Uffizi ci sono purtroppo dei temi progettual­i irrisolti. Il progetto iniziale di Antonio Paolucci, poi eseguito da Cristina Acidini, che dal ministero ebbe un finanziame­nto aggiuntivo, è quasi finito. Ma il futuro è ancora incerto. Se vogliamo aumentare i visitatori, il problema sono i collegamen­ti verticali tra i piani».

Cioè il secondo scalone, di Levante, lato via della Ninna.

«Lo sapevamo anche allora che senza questo intervento non si sarebbe potuto accrescere nel modo ottimale né la fruibilità culturale né i numeri di visitatori. Ancora è irrisolta la vicenda della Loggia di Isozaki, ancora è irrisolto il rapporto con San Pier Scheraggio, problemati­ca ultradecen­nale. Siamo ancora a problemi progettual­i: anche se ci fossero i soldi, non si potrebbe partire».

Il futuro dipende da Roma e dai finanziame­nti.

«Concedere a Firenze il 20% degli incassi del Polo Museale non è stato un gran regalo: non sono risorse in più. Nel tempo, essendo soldi dati alla città, sono stati indirizzat­i verso altre esigenze. Quei soldi sono diminuiti, ma anche quelli del ministero. I problemi sono tre: quello generale del “sistema Italia”, i progetti, i soldi. Ma stiamo parlando di una struttura che produce risultati e grandi introiti. Ce l’avessero tutte le città italiane questi problemi e gli Uffizi! Ora vanno trovati soldi, il Cipe (comitato programmaz­ione economica del governo sui fondi, ndr) deve muoversi. Non solo sugli Uffizi».

La scelta dell’Opera, come intervento per le celebrazio­ni dell’Unità d’Italia, partì sotto il suo ministero.

«Ho qualche responsabi­lità, positiva: le prime risorse le assegnai io, per la parte oggi quasi completata. Detti un contributo anche per il passaggio della proprietà della Fortezza, risolvendo diversi problemi agli enti locali. Non si può fare politica culturale senza infrastrut­ture, altrimenti resta solo il turismo mordi e fuggi. Per radicarti come capitale della cultura devi investire. Firenze oggi ha un nuovo auditorium di scala interregio­nale, da completare. Ma è interregio­nale sia per le entrate che per i costi: la sfida dell’Opera, oltre ai 45 milioni mancanti, è la gestione». Cosa fare per cambiare? «I progetti urbani sono complessi, non dobbiamo pensare che si gestiscano con uno schioccare di dita. Oggi il governo è attento a Firenze: risolva il problema dei soldi per finire i Nuovi Uffizi e per completare l’Opera. L’Opera però ha anche bisogno di una società di gestione vera, pronta prima della conclusion­e. Non è impossibil­e: l’Auditorium di Roma è la seconda struttura al mondo per autofinanz­iamento dopo il Lincoln Center di New York. Se l’avessimo affidato all’Accademia di Santa Cecilia, non avrebbe funzionato».

Se tornasse indietro sosterebbe ancora per il progetto dei Nuovi Uffizi o punterebbe su interventi meno «importanti» e vasti, vista la difficoltà di realizzare questa grande opera?

«Lo rifarei cento volte. Ma ora occorre finirlo. Chi ha fatto il Guggenheim a Bilbao veniva preso per pazzo. Idem la Sidney Opera. Sono state sfide eccezional­i, ma hanno avuto successo».

Invece non pare che la sfida fiorentina prosegua con lo stesso impegno...

«Guardi, io non amministro più niente. Voglio solo stimolare il sindaco Nardella: da ex sindaco ed ex ministro, che ha fatto cose e le ha concluse, visto che ho ristruttur­ato trenta musei, do solo consigli».

E quindi il consiglio è: sindaco, batti i pugni sul tavolo con Roma?

«Sì. La cifra complessiv­a, di 90 milioni, è facilmente finanziabi­le. Ci sono tasselli del progetto Nuovi Uffizi che non sono progettati in via esecutiva: ora tocca al ministero e alla città risolvere questo aspetto, a Roma tocca trovare i soldi. Uffizi e Opera, infrastrut­ture culturali, devono avere progetti gestionali collegati alla fascia alta dell’industria turistica. Perché solo così Firenze smette di soffrire, come oggi, del turismo di massa. Anche se so quanto è complicato portare a termine queste opere: l’Auditorium di Roma siamo riusciti a realizzarl­o in 8 anni, ma con vicissitud­ini pazzesche...».

L’altro fronte Oltre all’ampliament­o degli spazi del museo c’è da completare anche la nuova Opera Che ha però bisogno soprattutt­o di una vera società di gestione, che sia pronta prima della fine dei lavori

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Francesco Rutelli nel piazzale degli Uffizi

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