FRONTE PECORINO, L’ETICHETTA DEVE DIRE TUTTO
Caro direttore, abbiamo letto con grande attenzione gli interventi di Enrico Nistri e Roberto Barzanti, sul futuro delle produzioni casearie italiane e, quindi, anche del nostro Pecorino Toscano Dop. Un dibattito che si è aperto all’indomani del richiamo della Commissione Europea all’Italia per chiedere la correzione della legge n.138 dell’11 aprile 1974 che vieta la vendita o l’uso di latte condensato o in polvere nella preparazione di prodotti lattiero-caseari. La decisione dell’Ue ha generato nel nostro Paese tante polemiche e molta confusione, rischiando spesso di creare tra i consumatori inutili allarmismi. Il nostro intervento nasce proprio per ribadire, come ben spiegato da Barzanti, che il Pecorino Toscano DOP, come tutti i formaggi a Denominazione di origine protetta, non ha niente da temere. Il nostro formaggio, infatti, è sempre stato e continuerà a essere prodotto con latte fresco, stagionato, confezionato e distribuito secondo le norme del Disciplinare di Produzione, che stabiliscono alla fine del percorso produttivo se un Pecorino potrà fregiarsi o meno del marchio DOP. Il nostro Pecorino è, quindi, la risultante di un delicato equilibrio di fattori naturali (clima e caratteristiche ambientali) e umani (modalità di produzione e abilità artigiana) che ci ha consentito di ottenere un prodotto non replicabile al di fuori della zona di origine. Un prodotto che solo nel 2014 ha fatturato oltre 21 milioni di euro e che quest’anno sta ottenendo risultati straordinari nei mercati esteri. Proprio l’unicità e la genuinità del sapore e della pasta del Pecorino Toscano DOP fanno apprezzare il nostro prodotto in Italia e nel mondo. Nell’era dell’omologazione dei sapori e dell’esasperante ricerca dell’ottimizzazione dei costi delle materie prime, siamo convinti che le indicazioni geografiche comunitarie rappresentino l’unica vera garanzia di qualità per il consumatore di acquistare un prodotto salubre, tracciabile e fatto con latte fresco. Dal 1985, anno di nascita del nostro Consorzio, lavoriamo per migliorare la produzione del «cacio toscano» e ci battiamo contro la contraffazione del nostro prodotto, a garanzia dei consumatori. In questo senso, crediamo che l’unica via percorribile sia quella di ripristinare l’obbligo di indicazione in etichetta dello stabilimento produttivo e dell’origine della materia prima. È necessario che le istituzioni europee si impegnino di più per garantire la trasparenza delle informazioni e per difendere la qualità delle produzioni. Troppo spesso i consumatori si trovano ad acquistare prodotti che apparentemente sono indicati come italiani, ma le cui materie prime provengono dall’estero o, addirittura, la cui produzione viene svolta fuori dall’Italia. La vera battaglia da fare ruota quindi attorno a una questione: chiedere che sia data attuazione, in tempi brevi, a norme che garantiscano la libertà di scelta dei consumatori, informandoli, in maniera trasparente, su cosa contengono e da dove vengono i prodotti che si mettono in tavola. Solo così in Europa si potrà davvero concretizzare quel concetto di «libera circolazione delle merci», tanto caro alla Commissione europea.