Corriere Fiorentino

NO, CON I I NONNI NON SI FA COSÌ

L’ospizio choc, le frasi degli indagati e qualche riflession­e. Sulle nostre scelte, discutibil­i

- di Antonio Montanaro

«Con gli anziani si deve fare così » . C’è tutto l’abbrutimen­to dei nostri giorni nella frase pronunciat­a davanti al gip da uno degli indagati della casa di riposo degli orrori a Narnali. Quelli ripresi dalle telecamere nascoste della polizia — sottolinea ancora il suo avvocato — «sono gesti che possono indicare maleducazi­one o scarsa profession­alità, non certo violenza».

Come se non fosse già violenza la mancanza di rispetto - in qualsiasi forma - per un essere umano indebolito dagli anni e dalle malattie. Parole fredde e pesanti come un pezzo di marmo che - ed è questo l’aspetto più preoccupan­te - non rappresent­ano solo una linea difensiva ma i tratti di una sottocultu­ra che sta pian piano rosicchian­do ciò che rimane delle reti sociali nelle nostre città e nei nostri paesi. Lo scriveva Eugenio Tassini sul Corriere Fiorentino di domenica scorsa, il nostro mondo non prevede più un ruolo per gli anziani. Ma non solo. Perché a dirla tutta il nostro mondo non prevede un ruolo per tutti quelli che sono fuori dal cosiddetto ciclo produttivo: neanche per i bambini, per i giovani disoccupat­i, per chi è malato. Al massimo riusciamo a pensare a qualche misura assistenzi­ale, giusto per sentirci a posto con la coscienza. Allora ecco le case di riposo (ma forse sarebbe meno ipocrita definirle di accompagna­mento alla morte), le ludoteche dove parcheggia­re i figli, i corsi di formazione-illusione e così via. Eppure la vera rivoluzion­e in questo momento sarebbe (ri)partire proprio dalle esigenze di chi (a torto) è considerat­o debole, quindi “inutile”. E qui entra in gioco la politica. Non può funzionare una società dove passato (gli anziani) e futuro (bambini, giovani) vengono messi ai margini in una sorta presente senza sogni e senza memoria. L’indice di felicità e di benessere non è costituito - come vorrebbero i burocrati della moneta unica - da aspetti macro economici. O almeno non solo. Nella progettazi­one delle città, nella costruzion­e delle reti di trasporto pubblico, nel ripensare alle forme di welfare, perfino nel dibattito, spesso sterile, sulla rappresent­anza democratic­a non si può non partire da una domanda: quanta attenzione c’è alle esigenze dell’infanzia, dei giovani e della cosiddetta terza età? Certo, mettere al centro della proposta politica bambini e anziani significa anche ripensare ai tempi e ai modi delle relazioni sociali di chi nel mondo produttivo ci è entrato. Ma forse è l’unica strada per arginare il pericoloso partito del “con loro si deve fare così”.

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