LA TELA ANTI-STRAPPO (REALTÀ, SOGNI, CONTI)
Non ha avuto il coraggio di chiamarlo piano anti-degrado, forse per non darci soddisfazione, ma altro non è il manifesto in cento punti (un numero ritenuto magico a Firenze, evidentemente) che il sindaco ha presentato ieri in Palazzo Vecchio. Uno schema di lavoro che riguarda tutta la città, diviso per aeree di azione (dalla polizia municipale ai quartieri), in cui a destra compare la colonna decisiva, con due dizioni alternative: «Progetto avviato», «progetto da avviare». Un modo per dare un senso di concretezza senza limitarsi a un elenco di buone intenzioni. Non è la risoluzione dell’emergenza, ma certo si può dire che Dario Nardella ha preso atto dei rischi di strappo urbano e della necessità di dare una risposta non improvvisata alle preoccupazioni crescenti di tanti fiorentini per una città sempre più usurata dall’assedio cui è sottoposta, dalla maleducazione civica, dalle inefficienze dei suoi servizi e dall’egoismo di chi ne sfrutta il marchio senza restituirle alcunché.
L’agenda degli interventi dovrà ora essere approvata dal Consiglio comunale, che dovrà adeguare alcuni regolamenti, con la speranza che ciò basti a cogliere l’obiettivo (per la difesa dei negozi storici, ad esempio, l’esito non è affatto scontato).
Poi dovrà entrare nel vivo la fase cruciale delle realizzazioni. E sarà quella la cartina di tornasole dell’intera operazione. Davvero ci sarà un numero verde al quale rivolgersi per chiedere interventi urgenti, con la garanzia di ottenerli? Davvero finirà la stagione dello scaricabarile? Già questa sarebbe una svolta profonda.
Ma ci sarà da sciogliere anche il nodo delle risorse necessarie. Tanto più nella contraddizione che sta animando questa giornate: il cantiere dei Nuovi Uffizi è pressoché fermo, senza fondi e senza scadenze, ma il sindaco ha annunciato l’idea di fare a Firenze un unico museo della scienza tra la stazione e Santa Maria Novella quando traslocherà la scuola dei carabinieri. Per il primo progetto ieri La Repubblica parlava di 60 milioni di euro, per completare il rifacimento della Galleria ne mancano (almeno) 45. Non serve esser insegnanti di matematica per concludere che i conti (e i sogni) non tornano.