Corriere Fiorentino

Dopo Profumo Il Monte aspetta Tononi, l’uomo della Borsa

Siena: Massimo Tononi, ora al vertice di Piazza Affari, in pole per il dopo Profumo

- Silvia Ognibene

SIENA Massimo Tononi potrebbe essere il prossimo presidente di banca Monte dei Paschi. L’ipotesi, ventilata nelle scorse settimane e smentita dal diretto interessat­o, è tornata a circolare con forza ieri. Presidente della Borsa Italiana e di Prysmian, sottosegre­tario al Tesoro nell’ultimo governo Prodi (2006), Tononi ha un solido profilo internazio­nale (è stato anche a Goldman Sachs) e sarebbe la guida ideale per la banca di Siena se il partner venisse dall’estero. Profilo presumibil­mente gradito anche al Tesoro che dal primo luglio è entrato nel capitale di Mps con una quota pari al 4% del capitale e un impegno di lock-up di 180 giorni.

«Non so perché il mio nome giri come presidente», ha detto Tononi all’indomani dei primi rumors sul suo conto come successore di Alessandro Profumo. Smentita d’obbligo in un frangente delicato.

Il prossimo appuntamen­to in agenda è il Cda del 6 agosto che si riunirà per l’approvazio­ne dei conti semestrali. All’ordine del giorno non ci sono le dimissioni del presidente uscente, largamente attese però proprio in quella data.

Entro il 27 di luglio, poi, l’Ad Fabrizio Viola dovrà illustrare alla Bce i «progressi» fatti nella ricerca di un partner per Montepasch­i, affidata agli advisor Ubi e Citi. «Il merger è l’unica opzione, non ci sono altre ipotesi — dice una fonte a conoscenza del dossier — tutte le strade alternativ­e circolate nelle ultime settimane, soprattutt­o quella dello spezzatino, sono prive di fondamento». Montepasch­i ha già «sfrondato» tutto il possibile, cedendo le attività collateral­i lungo il percorso di risanament­o portato avanti da Profumo e Viola. Tra l’altro, trovare qualcuno che sia interessat­o a comprarsi pacchetti di filiali sparse qua e là per l’Italia è prospettiv­a davvero ardua in questo momento, con le banche orientate piuttosto alla conversion­e digitale. Escludere lo spezzatino non rende facile trovare un partner, ma la banca, come ha sottolinea­to recentemen­te il presidente uscente, adesso è in grado di avere una operativit­à stand alone, come a dire che se non si trova un pretendent­e entro il 27 luglio si resta comunque in piedi e si va avanti. Tra i nomi circolati negli ultimi mesi per una fusione con Siena, l’unico italiano è quello di Ubi Banca che intanto dovrà trasformar­si in Spa come previsto dalle norme varate dal Governo per le popolari. Norme che però potrebbero favorire piuttosto un’alleanza strategica di Ubi con Banco Popolare, facilitata da dimensioni simili e contiguità territoria­le.

Sul fronte estero il nome che si riaffaccia ciclicamen­te è Bnp Paribas, che farebbe così salire l’italiana Bnl dal sesto al terzo posto tra le maggiori banche italiane, integrando reti di filiali che non presentano grosse sovrapposi­zioni. Archiviato con successo l’aumento di capitale da 3 miliardi, con Profumo che già da tempo aveva annunciato la propria dipartita da Siena, siamo adesso al cambio della guardia: che sia Tononi o meno a varcare il portone di Rocca Salimbeni, l’obiettivo resta comunque trovare qualcuno con cui fondersi, perché così vuole la Bce.

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Massimo Tononi davanti alla sede della Borsa Italiana

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