«È il domino dei ferrovieri a causare la paralisi»
Rfi apre un’inchiesta sull’incidente di giovedì. Un ferroviere spiega: poco personale, effetto domino
Un’inchiesta interna per venire a capo del caos treni di giovedì, per capirne «le cause e le responsabilità». Lo ha deciso Rete ferroviaria italiana, che però anticipa la probabile causa dei disagi, con ben 73 treni in pesante ritardo (80 minuti in media): «Alle 15,30 l’Intercity 590 è arrivato nella stazione Firenze Campo Marte con un pantografo danneggiato. Ciò ha provocato la mancanza di elettricità al sistema di alimentazione elettrica dei treni» recita la nota di Rfi. A complicare le cose, ci sono stati tre incendi: a Campo Marte, alla galleria di San Donato e a San Zeno, nell’aretino.
Una giornata da dimenticare, ma Rfi spiega che con l’estate — quando aumenta l’esodo dei turisti e le temperature mettono gli impianti sotto stress — si punta sulla prevenzione: dei 14 mila addetti in Toscana, 320 di loro dal primo luglio svolgono un servizio di guardia straordinario dalle 6 alle 21: ci sono costantemente ventidue persone al monitoraggio e ottanta tecnici reperibili per riparazioni di emergenza. Rfi è anche proprietaria di due treni diagnostici (Diamante e Archimede) che girano sulle linee italiane per segnalare in diretta ogni problema.
Può bastare? «Capisco che con le temperature alte ci possano essere degli inconvenienti — dice l’assessore regionale ai Trasporti, Vincenzo Ceccarelli — ma se il traffico va in tilt per tre giorni di seguito non è per colpa del destino cinico e baro». Ceccarelli, giovedì, ha chiesto a Roma di intervenire: se infatti la Regione può fare controlli sulla qualità dei treni di Trenitalia, «solo il governo, non noi, può fare ispezioni sulle linee».
Treni e binari, due aziende diverse, problemi che si intrecciano. Un ferroviere (che chiede l’anonimato) spiega che il caos di giovedì si sarebbe amplificato in un «effetto domino» a causa degli organici ridotti di Ferrovie: «Il meccanismo è questo: capotreno e macchinista passano da un treno all’altro, perché non tutti i treni sono coperti. Però se un capotreno e un macchinista vengono da Arezzo e restano bloccati a Campo Marte a causa di un incidente, ma devono arrivare a Santa Maria Novella per salire sul treno per Pisa, quel treno non parte finché i due non arrivano. Il problema è che le “riserve” sono poche».
Mauro Dugheri oggi è presidente di Uisp Firenze; in passato è stato, oltre che sindaco di San Piero a Sieve, anche un ferroviere. «Negli anni Novanta sulla linea tra Faenza e Pontassieve lavorava un centinaio di persone; quando sono andato in pensione, nel 2009, ne era rimasta una decina».
Proprio a San Piero, lunedì sera, dovrebbe partire la dismissione del terzo binario della stazione, un binario non fondamentale alla circolazione dei treni. Un modo, per Rfi, di ridurre i costi di manutenzione. L’azienda starebbe valutando di rimuovere anche i secondi binari delle stazioni di Campomigliaio e Dicomano, sempre in Mugello. Ma i pendolari temono che la riduzione degli scambi sia un modo «per dismettere progressivamente le linee». Tre anni fa, l’attuale sindaco di Borgo San Lorenzo, Paolo Omoboni, arrivò a spogliarsi per protestare contro la dismissione del secondo binario di Fontebuona.