Corriere Fiorentino

Dario Argento: «Ecco il lato horror di Firenze»

Al regista il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema. «All’alba una paura che fa bene»

- Edoardo Semmola

Proviamo a guardare il mondo con gli occhi di un maestro dell’orrore. Come Dario Argento, che domani sarà al Teatro Romano per il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema: «A parità di valore artistico delle opere, vuoi mettere un luogo asettico, moderno, freddo come il Louvre, con il fascino misterioso degli Uffizi? Andateci nel cuore della notte se potete, e guardate dalle finestre sull’Arno – gli altri non possono, lui sì: 20 anni esatti fa, quando tra Botticelli e Caravaggio girava il suo La sindrome di Stendhal – capirete molto delle tenebre interiori. Ma ogni sala stessa è un set cinematogr­afico, un film dopo l’altro. È un luogo stregato». A proposito di «luogo stregato», pochi mesi dopo aver chiuso il suo set notturno, iniziarono a lavorare ai progetti dei Nuovi Uffizi. Che sono ancora lì, a metà dell’opera. «Dite che forse l’ho “stregato” veramente, il museo? – scherza il regista – Speriamo di no. Speriamo non sia colpa mia».

Scherzi a parte, l’appuntamen­to è solenne: domani a Fiesole il maestro dell’horror sarà incoronato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematogr­afici nell’annuale appuntamen­to estivo con la storia, vivente, della settima arte. Alle 18.30 l’incontro con il pubblico. Alle 21.30 il concerto di Claudio Simonetti dei Goblin con le musiche di Profondo rosso. E alle 22.30 sarà appunto proiettato quel suo capolavoro a 40 anni dall’uscita. A parlarci di lui e con lui in una tavola rotonda ci saranno l’attrice di Dracula 3D Marta Gastini, Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle e autore del romanzo La resurrezio­ne della carne, e Claudio Simonetti. Nei suoi film ritroviamo inquiete immagini della Medusa di Caravaggio, Botticelli e Paolo Uccello, «ricordo che giravamo di notte perché di giorno c’erano i turisti, e mentre la troupe preparava le luci e il set, io mi aggiravo da solo per le sale con una torcia elettrica piccola e fioca in mano – prosegue Argento - Ho provato un certo timore oltre alla forte emozione, era come se i dipinti dal muro mi guardasser­o».

Firenze stessa, dice, «ha un suo lato horror: è una città dalla doppia faccia: rassicuran­te sia di giorno che di notte, ma alla luce dell’alba fa paura. Ma paura come la intendo io, una paura che fa bene all’anima, quella suggestion­e potente di essere circondati dall’arte che ispira timore. Come è successo appunto a Stendhal». In fondo la bellezza, che sia proiettata su uno schermo o esposta in una galleria, ha questo come finalità: «Provare paura di fronte a un mistero, indagare la nostra metà oscura, è vitale — dice— perché nella realtà oggi più che mai ci si spaventa per cose molto diverse come il futuro, la vita incerta, l’Isis, la violenza per le strade. Sono paure realistich­e, reali, che non fanno bene, mentre quella che creo io è fatta apposta per farci rimescolar­e nel profondo».

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Al regista Dario Argento il gruppo toscano del Sindacato Nazionale Critici Italiani ha dedicato un libro che sarà presentato domani

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