Corriere Fiorentino

Sportelli tagliati, l’ira di Rossi contro le Poste

La mossa del governator­e Rossi contro la chiusura di 59 piccoli uffici «Stop ai nostri contratti per 6,5 milioni». Ma il governo sta con l’azienda

- Giulio Gori

È un botta e risposta che va avanti tutto il giorno quello tra il governator­e Enrico Rossi, Poste Italiane e il governo per la battaglia del presidente della Regione contro il piano di Poste che prevede la chiusura di 59 sportelli in piccoli centri.

«Qua nessuno è fesso». Il governator­e Enrico Rossi inaugura con una battuta il nuovo round nella sua battaglia contro il piano di Poste che prevede la chiusura di 59 sportelli in piccoli centri della Toscana. Poi ha illustrato le contromoss­e, durissime. Ma, in questa battaglia, il governo sembra voltargli le spalle.

«Se dobbiamo prendere atto che le Poste sono un’azienda privata come tutte le altre — annuncia Rossi — noi cancellere­mo le convenzion­i su tutto quello che abbiamo. È una cosa che vale 6,5 milioni di euro. Credo che la chiusura di tutti questi sportelli comporti un risparmio poco superiore». Non solo: se questa minaccia non dovesse bastare a fermare il piano di chiusure, Rossi farà un appello ai risparmiat­ori affinché ritirino i conti correnti da Poste. A partire dal libretto postale di suo padre: «Inviteremo i cittadini della Toscana ad essere solidali con gli anziani che vengono lasciasti soli e che non potranno più ricevere la pensione, togliendo il libretto, il conto corrente e il deposito dalle Poste». E ha aggiunto: «Io ho mio padre che ce l’ha e lo farà». Così, ieri Rossi ha scritto al governo e all’Ad di Poste, Francesco Caio, per chiedere la riapertura del tavolo che non si è più riunito da prima delle elezioni. «Io lo voglio a Roma, il tavolo — ha tuonato — Sono il presidente della Regione Toscana, lo voglio a Roma, con chi può decidere veramente».

Ma se da Poste sembra arrivare una disponibil­ità alle trattative, il governo ha tutt’altra posizione: «Sinceramen­te sono sorpreso dalle parole del governator­e della Toscana Enrico Rossi. Il tavolo con Poste e Agcom sulla chiusura degli uffici è stato aperto già da molti mesi. Proprio Rossi ha accompagna­to Chiamparin­o nel primo incontro a Roma — ha detto il sottosegre­tario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, pratese ed esponente Pd — In Toscana ci sono stati 50 incontri con le amministra­zioni e altri con la Regione, Rossi ha delegato il suo capo di gabinetto. Al termine di queste serie di incontri Poste, oltre ad assicurare il rispetto di tutti gli obblighi previsti dal servizio universale, si è detta disponibil­e a eliminare 6 uffici dal piano di razionaliz­zazione», visto che il piano di febbraio prevedeva 65 chiusure. «Rossi prima tuona contro Poste e poi si scopre che il piano era concordato con lui? Imbarazzan­te», attacca Stefano Mugnai, consiglier­e regionale di Forza Italia.

Per Rossi, però, quella discussion­e si era interrotta da prima delle elezioni. E la decisione di Poste è stata unilateral­e. «Nessun sindaco né il mio capo di gabinetto Ledo Gori hanno mai dato il loro assenso a questo piano. A Giacomelli qualcuno ha raccontato cose errate. Se non si apre subito un tavolo sul piano di chiusure — dice Rossi — deliberere­mo la rescission­e delle convenzion­i tra Regione e Poste già dalla prossima settimana». La presidente di Anci Toscana, Sara Biagiotti, che ha dato il suo pieno appoggio a questa strategia: « L’azione dei Comuni sarà sempre coordinata, perché solo così potremo avere dei risultati».

Poste, che vuole tagliare gli sportelli nelle piccole comunità, abitate per lo più da pensionati, investe invece sulla città e sugli stranieri; ieri a Firenze è stato presentato ieri (e sarà inaugurato oggi) il nuovo sportello multietnic­o, in piazza della Stazione, sette sportelli con operatori madrelingu­a albanesi, italiani e inglesi, che parlano anche lo spagnolo: vi si potranno anche svolgere le pratiche per i permessi di soggiorno.

Critiche al piano di chiusure anche dai sindacati: «Il servizio postale non va smantellat­o — sostengono Riccardo Cerza e Vito Romaniello, di Cisl — perché oltre alla chiusura, c’è il pericolo di trasformar­e il Cmp (Centro Meccanizza­zione Postale) di Firenze in un Cp (Centro Prioritari­o), con la perdita di 300 posti di lavoro». Il presidente dell’Unione delle comunità montane, Oreste Giurlani conferma la strategia di Rossi e di Biagiotti: «Senza risposte inviteremo gli enti locali a sospendere le convenzion­i».

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La protesta degli abitanti della Romola contro la chiusura dell’ufficio postale nel febbraio scorso
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Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana

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