L’IMPORTANTE È STARE DIVISI
ASesto Fiorentino ci sono i ribelli. Che a leggerla così, la notizia pare subito ammantarsi di un’aura di fascino proibito. E invece si tratta di otto consiglieri comunali della maggioranza, di sinistra ça va sans dire, che intendono sfiduciare il sindaco, nella persona di Sara Biagiotti, eletto meno di un anno fa col loro sostegno. Motivazione ufficiale: «La città è ferma». In attesa che Sesto si muova al ritmo del commissario prefettizio, a Milano si dimette il vice del sindaco Ada Lucia De Cesaris, che dà l’addio a Pisapia. «Difficoltà insormontabili» dice lei a pochi mesi dalle elezioni. E dalla capitale morale a quella reale il passo è breve e le dimissioni identiche. A Roma il vice di Ignazio Marino, Luigi Neri, di Sinistra Ecologia e Libertà, si dimette «per amore della città». Di capitale in capitale, ad Atene il compagno Tsipras è alle prese non solo con un rimpasto di governo ed una nuova maggioranza a sostenerlo, ma è oggetto di attacchi nient’affatto velati da parte del suo ex ministro Yanis Varoufakis, che sostanzialmente lo accusa di non essere tosto come lui, che ha il giubbino di pelle per andarci in moto e non come Renzi per andare dalla De Filippi.
Al netto della distanza che passa tra Atene e Sesto Fiorentino, lasciando stare il povero Trotsky e dando per buono che ciascuno dei succitati protagonisti abbia le proprie ottime ragioni per fare ciò che fa, rimane sempre quel dubbio strisciante che, in fondo in fondo, perso per strada l’operaismo, abbandonato Marx, caduto il Muro, l’unico tratto che unifica la sinistra sia la divisione. Del resto da qualche decennio lo slogan più in voga a sinistra è che qualcos’altro è sempre possibile. Un altro mondo, un altro Paese, un’altra città, un altro condominio, un altro bilocale in zona centro. Ma soprattutto un’altra sinistra è sempre possibile. Poco importa che sia anche poco probabile. Poco importa che alla fine, invece della sinistra possibile, si materializzi il grillino inatteso di Livorno o il Toti che governa la Liguria. Chi rinuncia ai propri sogni rinuncia a vivere, scrivevamo un tempo sui diari di terza media. E a sinistra si continua a sognare. E chissà che alla fine non avesse ragione il Sepulveda che scriveva «Quando vivi intensamente, capisci presto che la cosa più facile, più normale, è il fallimento, ma solo dai fallimenti ricavi una lezione. La nostra generazione è segnata dai fallimenti, eppure si potrebbe dire che proceda di sconfitta in sconfitta fino alla vittoria finale». Sepulveda fa il poeta, non il politico. In bocca al lupo per la vittoria finale.