Firenze avanti a tutto cibo
Ristoranti, bar, gelaterie, paninerie: quasi mille aperture in 30 mesi Il boom di turisti porta ricchezza ma stravolge il cuore della città
Quasi mille nuove aperture tra ristoranti, bar, gelaterie e alimentari negli ultimi due anni e mezzo. C’è poco da interpretare leggendo i dati della Camera di Commercio di Firenze (aggiornati all’11 luglio): se i negozi extra-alimentari stanno chiudendo a raffica, quasi tutti i fondi lasciati sfitti stanno riaprendo sfruttando l’onda lunga del cibo.
Una locomotiva che, grazie ai numeri da capogiro del turismo, sta viaggiando sempre più veloce e con successo, e che però sta stravolgendo l’identità commerciale di Firenze. Via de’ Neri, una delle principali direttrici del turismo, è il caso simbolo: tante delle vecchie botteghe storiche, una volta tirato giù il bandone per crisi, sono state sostituite da ristoranti, paninerie e bar. Nei suoi «cento punti» anti degrado, il sindaco Dario Nardella ha messo tra le priorità proprio la difesa della attività storiche, un modo per difendere l’identità della città. «Il commercio extra-alimentare è stato falcidiato dalla crisi, la spesa per il cibo è invece l’ultima ad essere tagliata — spiega Stefano Fontinelli, storico dirigente di Confesercenti Firenze — Va poi detto che la ristorazione, se un commerciante sa fare bene il proprio lavoro, è l’ambito che consente guadagni molto più alti rispetto ad altri settori».
Analizzando i dati della Camera di Commercio, l’incremento è sensibile: nel 213 hanno aperto 385 nuove attività alimentari, nel 2014 ulteriori 423 e ben 159 saracinesche sono state alzate solo nei primi sei mesi di quest’anno. La galoppata fa pensare ad una «bolla» che prima o poi potrebbe scoppiare, anche se oggi i segnali vanno in tutt’altra direzione.
Ristoranti, bar, enoteche e attività di degustazione di prodotti tipici continueranno infatti ad aprire fino a quando il numero dei turisti crescerà. I numeri della ribalta internazionale di Firenze hanno raggiunto livelli record: nel 2014, contando solo il turismo emerso (quello per il quale vengono pagate le tasse), si sono contati 11 milioni di pernottamenti. Inoltre, nei primi sei mesi di quest’anno, anche se il dato deve essere ancora ufficializzato, in città si è registrato un ulteriore incremento di circa il 10 per cento. E di conseguenza è aumentata ancora la domanda di pizze, panini, gelati e, in percentuale minore, di ristoranti con cibo di qualità.
Intanto le botteghe artigiane, a causa degli affitti sempre più alti (che solo i ristoranti possono permettersi), stanno abbandonando il centro storico a decine. «La rendita è un fenomeno che sta stravolgendo Firenze — spiega Giovanni Bettarini, assessore al commercio di Palazzo Vecchio — In una città tutelata dall’Unesco è nefasto dover continuare ad applicare le leggi sulle liberalizzazioni come in una realtà qualunque. Subiamo la pressione di milioni di turisti, e per questo chiedo che il governo modifichi le norme nazionali, perché oggi non abbiamo alcuno strumento per contrastare le aperture alimentari a raffica».