Il caro affitti assedia la farmacia «Il Comune ci aiuti a restare»
Allarme da via del Corso: costi triplicati. L’assessore: attività storica, va salvata
I due serpenti intrecciati che si fronteggiano sono in rilievo nella porta di ingresso, in pietra serena, della Farmacia del Corso. Sono la testimonianza del passato di questo negozio aperto da un secolo e mezzo.
Fino a circa 30 anni fa la farmacia si chiamava del Leon d’Oro, oggi invece rischia la chiusura. Il problema è che allo scadere del contratto di affitto che era rimasto invariato negli ultimi dodici anni a Luca Gandini sarebbe stato ora proposto un contratto molto più impegnativo: «La trattativa è ancora aperta, spero ci saranno modifiche, ma per il momento il proprietario mi ha proposto il rinnovo con un canone di tre o quattro volte più alto di quello che scade a marzo 2016. Per l’attività è una richiesta impossibile». Cifre inarrivabili, specie perché oggi la locazione mensile è di poco più di 2 mila euro. L’alternativa non può essere quella di spostarsi in un’altra via del centro storico, ci sono regole e vincoli che impediscono il trasloco, spiega il farmacista: ogni Comune ha una pianta organica delle farmacie, una mappa delle sedi farmaceutiche distribuite sul territorio che tiene conto della popolazione, del numero delle farmacie esistenti e ancora, secondo la legge, ogni nuovo esercizio di farmacia deve trovarsi a una distanza dagli altri di almeno 200 metri. Per la farmacia del Corso questo significherà abbandonare il centro, se, su proposta dell’amministrazione, sarà indicata una nuova sede decentrata.
Per via del Corso invece significherà perdere un’altra delle sue botteghe storiche. Il caso della farmacia dal portale di pietra serena è una delle tante cartine tornasole di come cambia il volto della Firenze storica. Aprono paninerie e gelaterie per i turisti mordi e fuggi, chiudono attività che hanno fatto la storia della città.
E come ultima spiaggia, il farmacista ha chiesto aiuto a Palazzo Vecchio: «Da una parte c’è la libertà dei proprietari degli immobili di gestire i contratti di affitto come credono, dall’altra ci sono i vincoli imposti a chi gestisce le attività, comprese quelle di interesse pubblico come le farmacie — spiega il farmacista Gandini — Io ho chiesto all’assessore al commercio, Giovanni Bettarini, se il Comune può trovare un appiglio per salvaguardare un’attività storica come questa».
«Stiamo facendo il possibile e speriamo di riuscire a dare una mano — replica l’assessore — nelle prossime settimane incontrerò di nuovo il farmacista».
Liberalizzazioni e libertà, ma non per tutti e la signora che entra nel negozio annuisce, porta la sua solidarietà alla farmacia e se ne va con il suo antidolorifico. Entra una comitiva di cinesi che si esprime in un inglese complicato, poi un ragazzo giapponese che sullo smartphone mostra la foto del prodotto che gli serve.
«Eppure questa è un’attività che va bene. Abbiamo attraversato il periodo di crisi, il dipendente che avevo è andato in pensione e non è stato sostituito, perché nella difficoltà le spese vanno ridotte al minimo. Ma l’attività regge bene, i clienti in questa via non mancano — dice Gandini — Ci sarebbe ora da rinnovare l’arredo dalla vetrina fino al bancone, ma se non ho la certezza di poter restare non posso fare nulla». Gelati o panini al posto delle aspirine? Forse tra qualche mese i clienti della farmacie dovranno pensare a rimedi alternativi per curarsi.