Il prezzo del borgo svuotato «Così vogliono farci morire»
TALAMONE (ORBETELLO) La voglia di dare filo da torcere qua non manca. «Non andiamo più a votare e svuotiamo i conti postali». Una minaccia lanciata a marzo in una lettera firmata da tutti i residenti del borgo, quando il piano di Poste Italiane sembrava diretto verso l’attuazione. Poi c’è stato il ricorso al Tar, i tagli sono stati congelati e nessuno ha fatto nulla. Almeno fino ad oggi, quando il caso Poste è riesploso.
«Quella è una promessa: valeva allora e vale ancora oggi» dice Francesco Peggi, cameriere che ha appena staccato dal lavoro. «Mio padre abita in paese ed è anziano: come può riscuotere la pensione?». La stessa domanda che si pone ogni persona che a Talamone ha un parente anziano. E sono molti.
Ma il problema forse è ancor più profondo. «C’è il rischio di far morire il paese» dice Walter Martellini, assessore del Comune di Orbetello e talamonese doc. «Se dall’alto continuano a imporre le loro decisioni, se continuano a togliere i servizi essenziali, la gente sarà costretta ad abbandonare il borgo». Guardando la spiaggia dall’alto della Rocca però questo non sembrerebbe un paese a rischio d’estinzione.
Le spiagge rocciose sono gremite di ombrelloni e bagnanti, mentre nei moli del piccolo porticciolo turistico le barche vanno e vengono. «Già — continua Francesco — ma quella non è gente di Talamone». Sono turisti, la maggior parte di loro ha un appartamento per le vacanze nel centro storico. Sin dagli anni Sessanta, infatti, il borgo orbetellano è stato «preda» (soprattutto) di fiorentini, senesi e romani che si sono assicurati una seconda casa vicino al mare. Altri tempi, in cui i soldi giravano con maggiore facilità. Una manna per ristoranti e attività ricettive, ma che ha scombussolato i dati demografici del paese, dove la metà delle case appartiene a persone che hanno la residenza altrove.
«D’inverno qua non c’è nessuno — spiega Giulia da dietro il bancone del bar allestito sulla terrazza — Quasi tutte le attività chiudono e restano aperti solo quei negozi utili ai pochi abitanti». Una volta passata l’estate, infatti, le spiagge diventano deserte, il porticciolo si svuota e con lui Talamone. «I talamonesi veri, quelli che ci vivono, saranno poco più di duecento».
Numeri irrisori per Poste Italiane, che ha visto crollare le proprie entrate nel piccolo ufficio vicino a piazza Garibaldi, prendendo così la decisione di far rientrare anche Talamone nella lista delle chiusure totali. «Come amministrazione continuiamo ad opporci fermamente a questa decisione, che danneggia residenti, turisti e soprattutto le fasce deboli che saranno costrette a spostamenti», continua l’assessore Martellini, che come a primavera ha ripreso a fare la spola tra Orbetello e Firenze per occuparsi in prima persona della faccenda.
Capita infatti che anche i turisti abbiano bisogno del servizio postale durante le loro vacanze: per un pagamento ad esempio, oppure per un bonifico. Ora invece saranno costretti ad andare a Fonteblanda, dove si trova l’ufficio più vicino. Parliamo di pochi chilometri di distanza, che potrebbero però diventare un problema soprattutto per le persone anziane, dato che prima di Poste anche la Tiemme, l’azienda dei trasporti, ha fatto dei tagli su questa zona, diminuendo le corse.
«Ci vogliono far morire», continua Peggi, mentre mostra la lettera inviata quattro mesi fa al governatore Enrico Rossi a nome di tutta la popolazione. «Siamo pronti a dormirci dentro pur di non farlo chiudere» dice, annunciando una nuova battaglia. «Sarà opportuno però — sostiene Martellini — che la battaglia si svolga anche sul piano politico, attraverso i propri rappresentanti alle Camere, con cui siamo in stretto contatto».