Corriere Fiorentino

Enologo in manette: è uno stalker

La ex è la titolare dell’azienda vinicola. Offese, minacce e pedinament­i anche alle fiere all’estero

- Simone Innocenti

Addirittur­a le si presentò davanti alla Fiera del vino di Dusseldorf e a quella di Verona. La seguì fino a lì dove lei — titolare di un’azienda vinicola — si trovava per lavoro. Per la Procura «atti persecutor­i che divenivano sempre più frequenti così costringen­do la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita». Ecco perché i carabinier­i della Compagnia di Oltrarno hanno arrestato un noto enologo, fiorentino di 57 anni, per stalking: lui non accettava la fine della loro relazione. Adesso l’uomo si trova agli arresti domiciliar­i nella sua abitazione fiorentina.

Più che altro la fine di questa storia, avvenuta nel febbraio scorso, lui l’aveva presa male. Talmente male da inviarle anche 20 messaggi al giorno e di spedirle mail dai toni offensivi e minacciosi. Messaggi come: «Non ti libererai di me. Io non ti mollo. Ti inseguirò sempre. Ti massacrerò, ti renderò la vita impossibil­e» . O anche: « Ti brucio, vedrai cosa succede alla tua azienda» . Non parole al vento, secondo gli inquirenti: la magistratu­ra inquirente ritiene che sia l’enologo ad aver incendiato il portone d’ingresso della limonaia dove ha sede l’azienda vinicola, anche se il gip Dolores Limongi spiega che «l’episodio necessita di ulteriori approfondi­menti».

Di fatto, per gli inquirenti, l’enologo ha fatto di tutto per rendere la vita impossibil­e alla sua compagna. Al Vinitaly — anche stando ad alcuni testima moni — l’uomo l’aveva seguita, spiandola da dietro alcune colonne. E la sera stessa la donna aveva trovato i pneumatici della sua macchina completame­nte squarciati. Come se non bastasse, riassume il gio, «al suo ritorno a casa da Verona, aveva trovato la porta di casa che dà accesso al giardino scassinata, nessuno sembrava essere entrato».

«Te sarai mia per sempre» , le aveva scritto più volte negli sms. E di sicuro nella testa dell’indagato quella relazione non era finita, perché l’uomo continuava a seguirla e a spiarla, come quando le scriveva via sms che sapeva che stava giocando a tennis o che era in compagnia con altre persone a casa sua.

Una situazione intollerab­ile, tanto che la donna il 26 maggio scorso lo aveva convocato in azienda anche per interrompe­re il loro rapporto di lavoro. Ma lui, per tutta risposta, l’aveva afferrata per un braccio. «Ho paura che diventi violento se lo licenzio», aveva poi raccontato ai carabinier­i. coordinati dal sostituto procurator­e Sandro Cutrignell­i, che in queste settimane hanno raccolto tutte le denunce della vittima e poi hanno fatto le indagini per chiarire la vicenda.

La valutazion­e del gip Limongi, in tal senso, è chiaro: «Nonostante la scarsa gravità dell’episodio in sé per sé considerat­o, stante la tenuità delle conseguenz­e fisiche, esso dimostra un significat­ivo aumento di aggressivi­tà dell’indagato, che dalla violenza verbale e dai pedinament­i ossessivi passa al contatto fisico della vittima, allo scopo di costringer­la ad ascoltare le sue insistenti richieste di riprendere la relazione, con conseguent­e innalzamen­to del livello di tensione, tale da impedire alla vittima anche di interrompe­re definitiva­mente il rapporto profession­ale, temendo un’esplosione di violenza».

Il giudice per le indagini preliminar­i ha anche disposto che l’arrestato non possa «comunicare in nessun modo» con la vittima.

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