Corriere Fiorentino

Il partigiano contro il non voto

Le celebrazio­ni per la Liberazion­e di Firenze, Sarti: no all’anti politica Il sindaco: presto un memoriale. E sui profughi: anche loro cercano libertà

- Cla.B.

Il sindaco Dario Nardella ricorda che per celebrare la Liberazion­e «non bastano le parole: nei fatti dobbiamo rinnovare questi valori», il partigiano Silvano Sarti attualizza subito e attacca l’anti politica e il non voto. «Il fascismo ci aveva tolto la libertà dalla nascita. Noi rischiando la vita la abbiamo riconquist­ata, insieme al diritto di voto, alla democrazia — dice lo storico presidente dell’Anpi Firenze parlando nel Salone de’ Cinquecent­o — Oggi il partito più grande è quello degli astenuti, ed è un colpo al cuore». Ma il «compagno Sarti» pungola anche i politici in prima fila (ci sono l’assessore regionale alla Sanità Stefania Saccardi e il sottosegre­tario Luca Lotti): «La politica torni a occuparsi concretame­nte e a tempo pieno dei problemi delle persone, delle più deboli, per restituire credibilit­à alle istituzion­i democratic­he».

In Palazzo Vecchio, mentre si ricorda la Liberazion­e di Firenze l’11 agosto 1944, il caldo è infernale. Gli uscieri del Comune fanno una staffetta, 71 anni dopo, per portare l’acqua ai partigiani. Ancora una volta, però, la politica si è mostrata divisa nel ricordo: se gli esponenti e Pd e sinistra erano presenti, nessuno del centrodest­ra (ad eccezione del sottosegre­tario Gabriele Toccafondi, Ncd, in piazza dell’Unità) si è fatto vedere.

«A Firenze — ricorda il sindaco Nardella — abbiamo confermato l’impegno a realizzare in pochi anni un memoriale della Liberazion­e, che ricordi anche tutti gli eccidi e le violenze che l’umanità ha mosso contro le libertà. Sorgerà in un quartiere popoloso della città come quello di Gavinana. Anche lunedì abbiamo inaugurato un’opera d’arte alla biblioteca delle Oblate, realizzata da due giovani, perché l’incontro fra generazion­i è fondamenta­le per la memoria. Non c’è libertà senza cultura, e non c’è cultura senza memoria». Il primo cittadino, durante il suo intervento, ha poi spiegato che «la ricerca disperata di libertà di chi attraversa il mar Mediterran­eo sapendo di rischiare la vita non è meno degna della ricerca di libertà che i nostri partigiani hanno portato avanti con la guerra di Resistenza e di Liberazion­e». E poi: «L’11 agosto è anche la storia delle truppe indiane e algerine che si mossero per prime perché gli alleati temevano la reazione dei franchi tiratori, dei cecchini fra le strade e fra i palazzi. La perdita di quelle vite ci dimostra che la libertà è un valore universale e non guarda alla differenza fra credo religioso o etnie, perché quei popoli persero la vita anche per dare a noi la libertà. Oggi dobbiamo dirlo con forza di fronte a rigurgiti di razzismo inaccettab­ili».

Dopo il sindaco, a prendere la parola è stato il professor Zeffiro Ciuffolett­i con un intervento dal titolo «La città, il coraggio e la libertà». Mentre Toccafondi, sottosegre­tario all’Istruzione, ha ricordato che «la giornata della Liberazion­e è un momento di riconcilia­zione, di unità, concordia e libertà di tutti i cittadini. E serve a ricordare chi ha lottato e perso la vita per la nostra libertà». Prima la corona di alloro deposta al monumento ai caduti in piazza dell’Unità Italiana, poi la visita al cimitero americano dei Falciani. «La distesa di croci bianche nel cimitero statuniten­se — conclude Toccafondi — è l’esempio più chiaro del sacrificio di migliaia di giovani che hanno dato la loro vita per la nostra libertà, salvando l’Italia dalla dittatura».

Nardella Indiani e algerini persero la vita per la nostra libertà Dobbiamo ricordarce­lo oggi di fronte a rigurgiti di razzismo inaccettab­ili Toccafondi Questo è un momento di unità, concordia e riconcilia­zione di tutti i cittadini Ci ricorda chi è morto per noi

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Il corteo è partito da piazza dell’Unità per arrivare a Palazzo Vecchio. Sotto: il sindaco Nardella con lo storico Zeffiro Ciuffolett­i, che ha tenuto la prolusione nel Salone de’ 500
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