Corriere Fiorentino

Astori: «Firenze un punto d’arrivo»

Il nuovo difensore viola si presenta: «Voglio riconquist­are la Nazionale e andare agli Europei»

- A.Mon. F.C.

«Coverciano è qui vicino, sarà più facile per Conte chiamarmi in Nazionale». Una battuta, lanciata lì con il sorrisetto nascosto sotto una barba ben curata. È chiaro che Davide Astori, 28 anni, ha scelto Firenze soprattutt­o per rilanciars­i dopo una stagione così così con la Roma e per guadagnars­i un posto agli Europei in Francia. «La Fiorentina — spiega — per me non è un trampolino di lancio, ma un punto di arrivo. Il progetto viola consentirà di affermarmi a livello nazionale e internazio­nale».

Il ds Daniele Pradè è seduto accanto a lui, lo guarda e gongola. «Davide rispecchia i valori della società e dei Della Valle — dice — lo abbiamo cercato anche lo scorso anno, piaceva anche a Montella e stavolta è andata bene. È un ragazzo per bene e un calciatore forte». Il 13 sulle spalle («è il numero che mi ha accompagna­to nei primi sei anni in serie A, mi porta bene. Lo scorso anno era già stato preso da Maicon»), Astori sembra avere le idee chiare sui suoi compiti negli schemi pensati da Paulo Sousa: « Giocare a quattro o a tre è una cosa soggettiva, l’importante è lavorare su una tattica difensiva di squadra. Gonzalo e io uguali? Contano i movimenti di squadra, con due mediani davanti è importante per noi avere un filtro. Se riusciamo come singoli ad assimilare i concetti dell’allenatore non fa differenza se gioco io, Basanta, Hegazy, Bagadur».

Insomma, questo ragazzotto di 188 centimetri cresciuto nelle giovanili del Milan e arrivato in azzurro con la maglia del Cagliari si è già calato in un gruppo che vuole a tutti i costi restare aggrappato ai vertici della serie A: «Sousa — racconta — mi ha stupito soprattutt­o durante la partita con il Barcellona, trasmette una grande energia ai giocatori, è molto carismatic­o, vista la sua esperienza come calciatore e in panchina porterà un po’ di Europa in Italia. Ho scelto Firenze perché questa squadra ha obiettivi importanti e c’è la possibilit­à di fare bene». La condizione fisica? «Non sono ancora al massimo, ma penso di ricordare ancora bene come si gioca a pallone. Sto facendo delle sedute aggiuntive e penso che con il Milan sarò pronto».

Già, il Milan, la squadra che ha speso 25 milioni di euro per il ventenne Romagnoli, quello che probabilme­nte sarà uno dei suoi principali rivali (a proposito, in rossonero ha scelto anche lui il numero 13) per una chiamata azzurra agli Europei. Ma lui, Davide non ha paura di mettersi alla prova. Anzi, non vede l’ora di confrontar­si con una piazza calda come quella di Firenze: «Le pressioni ci sono ovunque, a Roma come qui il pubblico è sempre esigente. Mi è sempre piaciuta questa città, sia per il tifo che per l’ambiente e la qualità del gioco espresso. Negli ultimi anni poi c’è stato un processo di continua crescita».

Infine un pensiero al suo recente passato, a quello che è stato e quello che poteva essere. «La Roma? Nella seconda parte di stagione c’è stato qualche problema che ha rovinato quanto fatto nei primi sei mesi. Il Napoli? È stata una trattativa come le altre, non ha avuto un lieto fine per varie ragioni, ma ormai è una parentesi chiusa». Ora c’è solo la Fiorentina. E la Nazionale. ma sostenere idealmente il lavoro dell’Associazio­ne per una cultura dello sport estranea a ogni tipo di violenza», ha affermato De Robertis. Andrea Lorentini, infatti, insieme ai familiari che hanno aderito ha deciso di ricostitui­re l’Associazio­ne per continuare a difendere la memoria dei morti e proseguire quella battaglia di verità portata avanti dal nonno Otello, deceduto nel maggio del 2014. Colui il quale trent’anni fa riunì le famiglie italiane per ottenere giustizia in un processo difficile e doloroso, al termine del quale riuscì a far condannare l’Uefa (responsabi­le insieme alle autorità politiche e sportive belghe e agli hooligans del Liverpool) con una sentenza che ha cambiato per sempre il calcio europeo, rendendola correspons­abile delle manifestaz­ioni che organizza.«Per noi familiari — dice Andrea Lorentini — è un onore, ma al tempo stesso una responsabi­lità, visto che ci siamo prefissi di combattere ogni tipo di violenza che cerca di farsi largo nello sport, non solo quella verbale che offende i nostri cari. Per questo ringrazio Giani e De Robertis e mi auguro che alla manifestaz­ione ci siano anche i Della Valle». In questi mesi l’Associazio­ne ha portato avanti incontri nelle scuole e a breve organizzer­à un convegno nazionale.

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