Corriere Fiorentino

E Gomez scrive ai tifosi «Triste per l’addio»

Il tedesco: «Grazie per il vostro amore»

- Francesco Caremani

che di comune accordo decidono di prendere strade diverse, pur sapendo che resteranno uniti per sempre.

Gomez ha fatto parte di un progetto, ha fatto sognare i fiorentini con Montella e Giuseppe Rossi, li ha fatti tornare indietro nel tempo sulla scia dei grandi attaccanti che hanno vestito la maglia viola.«Andare via era una decisione tremendame­nte difficile da prendere da parte mia! E quando ho salutato i miei ormai ex compagni di squadra il martedì e stavo poi guidando per la città, questo era veramente un momento triste per me». Italiano zoppicante, ma parole ricche di sentimento. Firenze è spigolosa, soprattutt­o nel calcio, ma quando ama è per davvero e, spesso, per sempre. Dal costolone che aveva vinto tutto col Bayern Monaco ci si aspettava più gol, di quelli che ti fanno fare spazio in bacheca per mettere un nuovo trofeo, ma gli infortuni hanno impedito a Mario Gomez di dare continuità al suo lavoro e anche a quello della squadra, che su di lui aveva scommesso.

Quest’estate i fiorentini sognavano i gol del tedesco con origini spagnole, ma lui alla fine ha deciso di andare in Turchia al Besiktas, per giocarsi la possibilit­à di andare agli Europei. E lo ha fatto senza tanti giri di parole e senza strombazza­menti, forse per non mancare di rispetto a chi l’ha sempre «sostenuto, allo stadio, per strada, nei ristoranti, che follia! Mi lascia senza parole però allo stesso tempo mi fa essere molto felice». Lettera scritta di getto e firmata in calce per mettere, viola su bianco, un punto e a capo su una storia che potrebbe ricomincia­re: «Magari non come giocatore, però di sicuro come essere umano! È difficile trovare le parole giuste, ma vi ringrazio per tutto il vostro amore!!! Spero che vincerete lo scudetto! E ci vediamo, questo di sicuro! Firenze è ormai diventata come casa mia!».

Alle lettere in genere si risponde, forse qualcuno lo farà fuori dallo stadio con uno spray, proviamo a immaginarl­o: «Caro Mario, anche noi ti si vole bene, è andata com’è andata non te ne crucciare. Però tutto questo amore ’un si sa più dove metterlo».

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