Corriere Fiorentino

L’arte è «Magnificen­t», raccontata da Bocelli

L’opera di Limosani per altri 3 mesi in Sala d’Arme

- E.S.

Il «racconto» per immagini sulla storia della bellezza ha superato la boa di metà strada: tre mesi e mezzo alle spalle, poco meno davanti, per «Magnificen­t», l’installazi­one video-artistica curata da Felice Limosani nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio che racconta con la voce narrante di Andrea Bocelli «L’incredibil­e storia della bellezza che ha rivoluzion­ato il mondo» attraverso immagini che mostrano le bellezze del nostro Rinascimen­to «in divenire» come il David che prende forma dal blocco di marmo. I risultati sono confortant­i, tanto che la media giornalier­a d’ingressi si è attestata tra i 250 e i 270, con spesso sold-out non annunciati e la necessità di aperture straordina­rie. E ora la direzione ha pensato di sperimenta­re — ma solo per due settimane — la formula del doppio ingresso: oltre a quello da via dei Gondi, anche una diretta dal cortile di Michelozzo. Per Limosani la grande vittoria è stata «constatare lla fascinazio­ne che un’operazione di questo tipo sta avendo sui bambini — dice — Tanto che portarli via e farli uscire dalla Sala d’Arme sta diventando un’impresa per i loro genitori». È un «grande risultato attualizza­re l’arte e renderla comprensib­ile per le nuove generazion­i — prosegue il direttore artistico — il feedback da parte del pubblico ci conforta nell’idea che possiamo usare l’arte per raccontare un’altra storia, mostrare le cose grandi del passato per stimolare la voglia imparare a fare cose grandi anche in futuro». Perché c’è differenza tra «fare cose grandi e farle alla grande — specifica — Questo è il tema che oggi chiamiamo sostenibil­ità». Il Rinascimen­to raccontato da «Magnificen­t» è «un’epoca ma anche un’epica, un’epopea, che vede l’uomo e non l’arte al centro del discorso». L’opera si rivolge ai nativi digitali, «completame­nte emancipati dal nostro retaggio culturale», là dove, ne è convinto Limosani, «risiede l’uomo del futuro che deve imparare a parlare alla storia raccontand­o un nuovo modo di essere umani; l’uomo nuovo che non vede più l’acquisto dell’automobile a 18 anni come un momento di arrivo, uno status, anzi la considera irrilevant­e: una generazion­e di rottura c’è ha mentalità diametralm­ente opposta alle precedenti».

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