Corriere Fiorentino

«Bevono per sfida Ma i genitori non si preoccupan­o»

L’esperta del Sert: l’obiettivo? È la sbronza

- Giulio Gori

«La donna ha una capacità di metabolizz­are l’alcol molto inferiore a quella dell’uomo. E un adolescent­e la ha molto meno di un adulto. Per una ragazzina la tolleranza all’alcol è doppiament­e bassa». Laura Calviani è medico alcologo del Sert fiorentino di piazza del Carmine e fa parte della redazione di Genitori in Corso, il sito del Comune di Firenze che si occupa di rispondere agli adulti in cerca di aiuto per i propri figli. L’Organizzaz­ione mondiale della Sanità, spiega la dottoressa, consiglia a un uomo adulto (tra i 25 e i 60 anni) di non andare oltre le due unità e mezzo di alcol al giorno, cioè un bicchiere e mezzo di vino. Per le donne la quota si dimezza. E per i ragazzi? «Secondo l’Oms sotto i 25 anni non si dovrebbe bere affatto».

Dottoressa Calviani, quanto è pericoloso l’alcol nello sviluppo degli adolescent­i?

«Si tratta di una sostanza tossica a tutti gli effetti. Che, su sistemi nervosi ancora in fase di sviluppo può avere conseguenz­e molto più gravi che su un adulto. Insomma, nel corpo di un adolescent­e è come se ci fossero i lavori in corso. Sarebbe bene astenersi dal bere».

Ma non sembra che ci sia la percezione della gravità del problema.

«È vero, noi riceviamo molte lettere di genitori preoccupat­i, ma riguardano quasi tutte l’uso di sostanze vietate da parte dei loro figli. Insomma, sono preoccupat­i per la cannabis e non per l’alcol. Eppure a livello neurologic­o fanno danni simili, ma l’alcol fa danni anche a livello fisico. Ma su questo fronte non scattano i campanelli d’allarme».

Gli adulti non si accorgono, così gli adolescent­i cominciano a bere presto.

«Mi sono capitati ragazzi che hanno cominciato a bere anche a 12-13 anni. Ma quel che mi stupisce di più è che oggi i giovani non bevono per piacere, ma per sfida: fanno a gara per vedere chi si ubriaca di più, o chi regge di più, c’è una continua ricerca del limite. Per primeggiar­e sugli altri, forse per credersi grandi».

E come bevono adesso i ragazzi, le abitudini sono cambiate?

«Negli ultimi anni in Italia il consumo complessiv­o di alcol è calato. Ma perché si beve meno a tavola. Si beve fuori dai pasti, ed è peggio. Oggi i giovani non escono e magari bevono, ma escono e si ritrovano assieme soltanto con l’obiettivo di bere. Tutto è programmat­o in funzione dell’alcol. Si programma, si compra la bottiglia del superalcol­ico, magari nei minimarket, dove è più facile, si sceglie il posto in cui ritrovarsi…»

Tra loro la percezione del rischio è assente?

«Sì. E non si cerca il piacere ma l’effetto. E l’effetto spesso aumenta perché si consuma a digiuno. Soprattutt­o le ragazzine, che magari saltano il pasto pensando alla linea, per entrare nel vestito». Ma l’alcol fa ingrassare. «Eccome, un superalcol­ico ha sette calorie per grammo. Un cocktail grosso modo ha le calorie di un piatto di pasta. Con l’aggravante che non sfama, che lascia una sensazione d’appetito esattament­e identica a prima di aver bevuto».

Capitano spesso casi di coma etilico?

«Non siamo noi al Sert a occuparcen­e, ma, sì, i casi di intossicaz­ione acuta tra i ragazzi non sono affatto rari. Noi però prendiamo in carico gli alcolisti cronici, che per fortuna tra gli adolescent­i sono ancora piuttosto pochi».

Non si cerca il piacere, ma l’effetto I casi di intossicaz­ione acuta tra i ragazzi non sono affatto rari

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Bottiglie sulle scalinate di Santa Croce, una delle piazze dello sballo fiorentino

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