Guerra dei taxi, la Cgil si divide
Calosi (Fiom) contro la protesta dei tassisti: esagerata e corporativa
La Cgil fiorentina si spacca sulla vicenda taxi. È Daniele Calosi, segretario provinciale di Fiom, a prendere di mira i tassisti, rompendo con Filt, l’organizzazione della Cgil che invece sta difendendo la categoria nella vertenza con Palazzo Vecchio. Calosi polemizza con i «termini» e i «luoghi» di Roberto Cassigoli, segretario di Filt, che aveva attaccato l’assessore allo sviluppo economico Giovanni Bettarini (in un post su Facebook in cui, l’8 agosto, aveva alluso alla morte di San Lorenzo, arso vivo). E, sul no dei tassisti alla geolocalizzazione chiesta dal Comune, attacca: «Non mi pare che montare un gps su una vettura, sia la stessa cosa che invece può avvenire con Job Act nei confronti di un lavoratore dipendente, che durante la sua attività può essere spiato e demansionato — scrive Calosi — Come Cgil facciamo battaglie che siano davvero nell’interesse di chi rappresentiamo, no battaglie corporative, a difesa di categorie corporative». Ma la stoccata più pesante è sulle denunce dei redditi: « Vorrei far notare — aggiunge il segretario Fiom — che questa categoria di lavoratori autonomi (i tassisti, ndr), mediamente denuncia in tasse meno di un lavoratore dipendente in cassa integrazione». Una bordata che è valsa a Calosi le critiche del mondo dei tassisti: uno di loro, sempre da Facebook, gli ricorda il dovere di essere «solidale» tra diverse categorie economiche; ma il sindacalista lancia una stoccata, spiegando che, di fronte alle tante crisi industriali degli ultimi anni, «non abbiamo mai visto tassisti ad alcun presidio Fiom». Poi, cita Lucio Dalla; e conclude: «Caro amico ci sono tante novità, non guardare sempre al passato. Non stare chiuso nel fortino, apriti al mondo». Da parte sua, Cassigoli ha invece negato di aver inteso minacciare Bettarini ma ha accusato Palazzo Vecchio di atteggiamento «proto-dittatoriale». L’assessore è lapidario: «I tassisti vogliono un aumento delle tariffe? Allora che diano uno stop ai richiami a San Lorenzo, al Vietnam. Finché non si daranno una calmata, il confronto non andrà avanti».