Corriere Fiorentino

Se ne va don Alfio, prete di Vergaio confessore di Benigni

- Giorgio Bernardini

Don Alfio Bonetti è morto nella notte fra martedì e mercoledì all’ospedale Santo Stefano. Aveva 97 anni e per ben 62, fino al 2007, aveva guidato la parrocchia di San Martino a Vergaio, il quartiere pratese reso celebre dal film «Berlinguer ti voglio bene» (1976), di cui era protagonis­ta un giovanissi­mo Roberto Benigni. Il regista da Oscar, che ha vissuto tutta la sua infanzia e gioventù in quel quartiere, aveva un rapporto speciale con don Alfio, che era il suo confessore. Lo scorso dicembre, nello spettacolo «I Dieci comandamen­ti» andato in onda su Raiuno, Benigni lo aveva citato in diretta. Alfio Bonetti arrivò a Vergaio nel 1945 e da qui non si allontanò mai. Nato nel 1918 a Forlì e trascorsa l’infanzia a Figline di Prato — dove il padre si era trasferito per andare a lavorare in una manifattur­a di stufe — quel ragazzino stupì tutti con la decisione di entrare in seminario. Essendo figlio di un fervente «mazziniano e repubblica­no», nessuno dei conoscenti della famiglia poteva credere al suo desiderio di farsi prete. Suo padre stesso non prese molto bene la decisione, opponendos­i a lungo. Al termine di turbolente discussion­i con il genitore, a spuntarla fu però il giovane Alfio. Purtroppo, il padre morì di lì a poco e l’intera famiglia fece ritorno in Romagna. Sembrava che la vocazione dovesse essere interrotta da questo lutto, ma pochi giorni dopo a Forlì giunse una lettera: al giovane veniva concessa una borsa di studio da parte del seminario pratese. Pochi anni ancora e Alfio sarebbe diventato Don Alfio, il parroco di Vergaio. E di Roberto Benigni. Senza mai svelare pubblicame­nte i particolar­i il loro rapporto era proseguito negli anni. «Qualche giornalist­a che mi chiedeva conto di cosa ci dicevamo — diceva — l’ho pure maltrattat­o». Solo in occasione dei tre premi Oscar a «La vita è bella», il parroco si aprì, raccontand­o qualche aspetto poco conosciuto del Benigni «furbo e vivace» che frequentav­a il gruppo parrocchia­le. In una lunga intervista al settimanal­e «Toscana Oggi» don Alfio riferì che da insegnante di religione dell’istituto commercial­e Datini, riuscì a convincere la preside ad accettare l’iscrizione di Benigni quando le classi erano ormai formate. La madre infatti, «voleva che Roberto continuass­e a studiare ma non gli aveva trovato una scuola adatta», raccontò tra i vari aneddoti don Alfio. Il prete non aveva avuto remore nel rimprovera­re il «Benigni prima maniera», al limite del blasfemo. La riconcilia­zione arrivò nel 1991, quando l’oramai noto ex parrocchia­no arrivò in chiesa a chiedere i documenti per potersi sposare. Il funerale si svolgerà stamane alle 10,30 nella chiesa di San Martino, dove dal pomeriggio di ieri è stata esposta la salma.

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