Guardia rapina guardia coi soldi Che lo uccide
Voleva prendere l’incasso del Palabingo di Navacchio: seimila euro. Il vigilante ha sparato
NAVACCHIO (PISA) Sono passate le 4 di notte, fra mercoledì e giovedì, quando dietro il Palabingo di Navacchio (Pisa) si sentono due spari. Sono partiti dalla pistola di Simone Paolini, guardia giurata, che colpisce un collega in congedo che stava cercando di rapinarlo, uccidendolo.
NAVACCHIO (PISA) Omicidio preterintenzionale e porto abusivo d’arma. Il sostituto procuratore Antonio Giaconi, titolare dell’inchiesta sulla rapina fallita al Palabingo di Navacchio, ha iscritto con queste accuse sul registro degli indagati Simone Paolini, 37 anni, nato a Barga e residente a Pisa. Un atto dovuto, dicono gli inquirenti, per fare luce su quanto accaduto mercoledì notte poco dopo le 4,30 nella zona industriale del Comune di Cascina. E quello che è accaduto è un colpo finito tragicamente.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, infatti, Paolini è andato al Palabingo di Navacchio per ritirare l’incasso della giornata: circa seimila euro. La guardia giurata, che lavora per il «Corpo Guardie di Città di Pisa», azienda di sicurezza molto nota in Toscana, è rientrata in macchina, come si vede dai filmati delle telecamere di sicurezza poi acquisiti dai carabinieri. Quando sta per tornare in sede, passando da una stradina poco illuminata, si trova la strada sbarrata da un uomo armato di pistola: Paolini avrebbe cercato di investirlo ma si sarebbe poi fermato.
Il vigilante dà subito l’allarme alla centrale operativa e a quel punto l’uomo gli sarebbe andato incontro. Era armato di pistola e gliela stava puntando contro. O così avrebbe detto, a caldo, agli inquirenti il vigilante. Paolini avrebbe reagito di impulso, estraendo la pistola e sparando due colpi: il finestrino lato guidatore della sua auto è andato in pezzi. Uno dei due colpi prende al torace il rapinatore, che però, invece di scappare, avrebbe deciso di infilarsi nell’abitacolo dell’auto del vigilante, dato che aveva visto un sacchetto che poteva essere scambiato per il plico con i soldi dell’incasso.
Ne sarebbe così nata una breve colluttazione: Latini sarebbe riuscito a sfilare il casco al rapinatore e lo avrebbe riconosciuto. Era Davide Giuliani, un suo collega in congedo parentale. « Ma che fai? » , gli avrebbe detto. «Ho bisogno di soldi», gli avrebbe risposto. In quel momento di confusione Latini, finito nella parte posteriore dell’auto, sarebbe riuscito a scappare e poi a dare l’allarme al 112. Giuliani, ferito, sarebbe quindi salito nella sua auto, ma avrebbe perso le forze, andando a sbandare contro un cancello, per poi finire la sua corsa a pochi metri di distanza dal Palabingo. Dove verrà ritrovato il suo corpo privo di vita.
È questa più o meno la dinamica della tentata rapina, che ora dovrà essere ricostruita con esattezza anche grazie all’aiuto di un perito balistico. Gli spari hanno svegliato almeno tre testimoni, che avrebbero confermato la scena dell’aggressione. I carabinieri, poi, hanno trovato e sequestrato nell’auto del vigilante il casco nero e i bossoli esplosi. La Procura ha disposto il sequestro dei due mezzi e delle pistole, sia quella del Giuliani (pare pronta a sparare) che quella del Paolini.
Dagli accertamenti è poi emerso che il titolo autorizzativo del vigilante era scaduto dal febbraio scorso e il corpo Guardie di città, l’istituto per il quale lavorava, non ne aveva richiesto il rinnovo. «In sostanza — ha spiegato il viceprefetto di Pisa Valerio Massimo Romeo — Paolini non poteva svolgere il lavoro che stava svolgendo e deteneva abusivamente l’arma. Avvieremo immediatamente un’ispezione sull’istituto — ha aggiunto — per acquisire tutte le informazioni necessarie circa le posizioni amministrative dei suoi dipendenti». Da un punto di vista legale, la mancanza del permesso di lavoro revoca contestualmente la qualifica di guardia particolare giurata in grado di svolgere il servizio di portavalori.
I carabinieri ieri hanno acquisito una serie di documenti presso la sede dell’istituto per accertare anche le posizioni lavorative dei dipendenti: sono stati presi gli ordini di lavoro ma anche i fascicoli aziendali dei rispettivi vigilantes. Nel fascicolo del Paolini i carabinieri avrebbero trovato le richieste di rinnovo già pronte che però non sarebbero state depositate in Prefettura, pare, per una mera dimenticanza. Il vigilante indagato, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Erminia Imperio, è stato interrogato dal pubblico ministero Antonio Giaconi, ma ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Oggi è previsto un secondo interrogatorio.