Corriere Fiorentino

Inferno 2015

L’attore «en travesti» insofferen­te ai Gay Pride. Il guardiano Marchionne

- Di Alberto Severi

La città corrotta e la fuga di Paolo Poli

“Già era in loco ove di star mi stufo!” Pensai fosse un omòfobo, che i ruoli tradiziona­li amasse, insomma un ufo fra tutti quei di Sòdoma figlioli: uno bigotto, un Giovanardi, un prete... Sapete invece chi era? Paolo Poli. (1) Invero furon tre l’ombre, non liete, partitesi dai gai che transitava sullo sabbion dell’Arno in grande sete. (2) Venìan ver noi, ma solo una gridava: “Aitatemi a fuggir di setta i membri che adorano la Mina e Patti Prava!” (3) Era Paolin fuggiasco, a quanto sembri. Ma i due lo seguitavan­o da presso come alla fin d’agosto vien settembri, e lo priegavan: “Deh, non gir via ‘desso!”, Parean cercar fermarlo con le mane, ma quei divincolav­asi da ossesso. “Se ancora un cincirìn di più rimane, io do di pazza come una cavalla”, strideva Paolo Poli. “Chécche insane!” E pur smaniando, dritta la farfalla curava (il papiòn), la giacca rosa, la riga ai pantalon, la poscét gialla. (4) “Làsciami stare, brutta cimbardòsa! E te, stolta calìa, fàtti un clistère!” (5) Pure nell’ira, non perdea la posa di sua eleganza innata, il bel vedere della figura quasi novantenne, eppure svelta come un bersaglier­e. “Li vedi questi due? Non vo’ che indenne i’ fugga questa sciocca turba urlante”, dìssemi non appen presso mi venne. “Vi riconosco, sa? Te, ognor pedante, pur nel silenzio, Eugèn, sei vecchia amica... E te, sibben sia stran... mi pari Dante. O sei per caso tu Christiàn De Sica?” (6) “E’ Dante”, s’affrettò lo buon maestro, vedendo che giravami i... non dica quel che girava a me, sinistro e destro! “Lo Vate che con me sta ciccia e pappa tornò dall’ aldilà nello terrestro Inferno fiorentino, per far mappa de li peccati nostri”, spiegò Giani. E Poli a me: “Facesti bella chiappa!” E poi che li altri due le loro mane stringevan­o d’intorno a su’ avambracci, gridò: “Basta, voi due, laide puttane, la giacca mi sciupate, finocchiac­ci!” Qual sogliono i campion far nudi et unti, avvisando lor presa e lor vantacci... ...Vabbe’, d’allegoria qui faccio il punti. Manco la rima torna, e poi capìti ci siam. Pel resto, lèggansi gli appunti... (7) Insomma i due parevano Lapìti, pronti a ingaggiar la centauroma­chìa (e meno mal che ciò fra i “preferiti” la Wikipedia, o mia salvezza o mia!) (8) “Vedi, ‘ vol far li duri, este due grulle!”, fe’ l grande attore che volea andar via. “Forse tu li conosci, pur se nulle benemerenz­e han lor, in mia opinione. Questo di tinto aspetto e guance brulle, (9) è gay di tarda fede e frammasson­e, fa il giornalist­a (doppio sodomita!), servì il Berlusca, ed è Cecchi Paone. (10) L’altro, che gli ammennicol­i mi trita, lo ve’, è Tiziano Ferro, la cui voce nel mondo so da tanti esser gradita. (11) Et io, che stan mettendo, lasso, in croce, son Paolo Poli, attor ch’ en travestì non a marito, a moglie dette voce.” “Lo so, non dubitar: sebben stia lì, nell’ Aldilì, vo’ dir, per te fo ‘l tifo”, rispuosi. “Tu sul palco sei così... ...brillante e raro... come un ippogrifo. E pure Ferro apprezzo come canta. Paone no, m’ha sempre fatto schifo. Ma, dimmi, Paolo, perché tale e tanta furia d’abbandonar hai questo loco e perché i due t’arresteno e t’agguanta?” “Oi oi, bambine mie! Sappiate, poco mi garbano i gheipràid, questi soffritti di trasgressi­one e regole, di gioco.... ...e voglia matta di normalità, diritti, patenti, atti notori, matrimonio, famiglia, figliolanz­a, case, affitti... Che palle quando un angelo il demonio ambisce ‘l doventar! S’i fui finocchio, certo nol fui per farmi in pinzimonio! Intendo: la famiglia è uno pastrocchi­o, un trappolòn fatidico e ferale: fuggir per altra strada et altro cocchio è questo che fa Sòdoma ideale. Esser creativa, folle, sola, isterica! Sennò, sposarsi in chiesa tanto vale. (12) Dice: la via è sbagliata e periferica? Sarà. Ma ricordatev­i Cristoforo: sbagliando strada, lui trovò l’America.” “Non esser dei diritti gay necroforo!” cazziollo lo Paone. “Stai con noi! Di fiaccola dev’ esser tu ‘l tedoforo...” Ma Paolo districoss­i, e fece: “Oi oi! Ormai son vecchio, e poi gli emarginati non parmi che alla fine siamo noi. Non in questa cittade, o nei treati, (13) almeno: dove a me sembra li guai l’abbiano più che altro i bencreati eterosessu­ali. Pianti e lai, fuor dei teatri, a patir vento e pioggia, se presti orecchio far li sentirai: registi, attori e gente di tal foggia, sparuta minoranza fuor di lobby ammenoché non stieno ‘n qualche loggia”(14) “Ma cosa dici, Paolo?” Riconobbi la Voce del Paone... “Sei retrivo!” E Paolo: “Taci tu, frocia per hobby! Son rosso, e lo sarò finché son vivo.” “Sarà”, fe’ gorgheggia­ndo Tizian Ferro, “ma a me mi pare un rosso relativo.” (15) “Vabbe’, fàtelo andare. Se non erro Non vòle esser de’ vostri, Paolo Poli”, disse lo buon maestro, e quei l’afferro lasciaron finalmente, e reston soli, ché Poli fuggì via – Rita da Cascia e Vispa Teresa – qual augel che voli... (16) Ma Ferro commentò: “Vecchia bagascia!” e i due tornaron tristi nel corteo. “Adesso sodomita gente lascia”, disse lo duca, “non la spiaggia. Reo dobbiam beccare infatti chi l’usura pratica. E l’invettiva i’ vo’ che feo. “All’ordin, capo! Orgoglio e dismisura...” (è chiaro che me l’ero preparata, non è che son sì lesto di natura) “...la gente nuova e i sùbiti guadagni in te Fiorenza han tosto generata, dimodoché - suol dirsi - fotti e chiagni”. Così gridai, con la faccia levata. Ma d’improvviso, enorme, una figura vidi arrivare sulla massicciat­a. La vidì si incredibil grande e scura sullo lungarno in ripa discoscesa, che nel pensier mi rinnovò paura. Sì, rimembrand­o l’altra mia discesa, berciai: “Guarda Geriòn, dimonio insonne!” (17) Ma il duca fe’: “Che cantonata hai presa! L’è un Suv Levante, e a bordo c’è Marchionne.”

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 ??  ?? A sinistra Gerione nell’illustrazi­one di Gustave Doré. Sotto un Gay Pride a Firenze
A sinistra Gerione nell’illustrazi­one di Gustave Doré. Sotto un Gay Pride a Firenze
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Alessandro Cecchi Paone
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Tiziano Ferro
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Paolo Poli

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