Corriere Fiorentino

La caduta di Davide, tra vecchi debiti e lettere di richiamo

- DAL NOSTRO INVIATO S.I.

NAVACCHIO (PISA) Una passione per il cane e per la box, è questo quello che trapela nel racconto degli amici di Davide Giuliani, il vigilante che era in congedo parentale e che ieri mattina è rimasto ucciso dopo aver tentato di rapinare l’incasso al collega. Sposato, padre di due figlie, Davide in passato aveva un negozio di elettronic­a. Poi nel 2009 aveva abbandonat­o l’attività ed era stato assunto alle «Guardie di Città di Pisa». Nessuno parla apertament­e del carattere di Giuliani. «Non abbiamo voglia di dire nulla», spiegano alcuni suoi colleghi. Sta di fatto che l’uomo, senza alcun precedente penale, aveva avuto nel corso degli anni alcuni intoppi con alcune finanziari­e. L’ultimo lo scorso 22 giugno, quando il giudice Martina Fontanelli aveva imposto il pignoramen­to di un quinto dello stipendio per un debito con una finanziari­a. Già nel novembre del 2009 il giudice Margherita Politi aveva trattato altre due vicende di debiti che lo riguardava­no, imponendo anche in quei casi il pignoramen­to di una parte dello stipendio: con la Sepi, la società di riscossion­e crediti del Comune di Pisa, la situazione si era risolta nel 2013, ma con Mps Gestione Crediti Banca la partita era più complicata, dato che Siena chiedeva a Giuliani di pagare all’incirca 46mila euro. Anche attraverso questa documentaz­ione, ieri pomeriggio acquisita dai carabinier­i nella sede dove l’uomo lavorava, gli inquirenti stanno cercando di capire che cosa possa aver spinto Giuliani a compiere quello che nelle sue intenzioni doveva essere una rapina. Il primo gennaio 2015 era andato in congedo parentale a causa di una malattia del padre: al lavoro sarebbe dovuto tornare nel 2016. Una nota della società spiega che «si erano verificati degli accadiment­i nei quali Giuliani era coinvolto e che avevano lasciato da pensare». Ed ecco perché lui aveva «riconsegna­to il decreto di guardia giurata, il porto d’armi e tutte le divise dell’istituto quando è andato in congedo parentale». Agli atti del fascicolo aziendale ci sono tre lettere di richiamo: due missive, a lui indirizzat­e, riguardano una presunta manomissio­ne di sacche contenente soldi. Il 13 e il 25 settembre, si legge in quelle lettere di contestazi­one, Giuliani era addetto al servizio di centrale operativa ed era in turno. L’azienda parla di un plico «con la striscia di sicurezza manomessa, piegata all’interno e spillata in più punti». Lui aveva risposto con una lunga lettera scritta a mano, rigettando le accuse e dicendo che lui, di quelle cose, non era il responsabi­le.

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