Corriere Fiorentino

Maria, una vita per Cosimo

Figlia del banchiere Jacopo Salviati sposò Giovanni delle Bande Nere Più volte tradita, mai amata dal marito, si dedicò interament­e a fare del figlio il futuro Granduca

- Daniela Cavini

È la madre del Duca: di lei restano solo vedovili ritratti in bianco e nero, commission­ati dalla Corte e ammantati di garbata mestizia. Come se non fosse mai stata giovane. Si chiama Maria, e una volta era giovane: ma neppure lei lo ricorda. Dal suo ventre umiliato nasce un unico frutto, destinato a grandi cose. Quel bimbo riunisce i rami divisi della famiglia, pacifica un regno con la forza, lo proietta nel futuro. Quel bimbo prezioso è la missione della vita. La missione di Maria.

Figlia del banchiere Jacopo Salviati e di Lucrezia de’ Medici, primogenit­a del Magnifico, Maria Salviati ha 10 anni quando Giovanni le piomba in casa: l’amore per il ragazzo è istintivo e totale. Lui è il turbolento orfano di Caterina Sforza e Giovanni Il Popolano, del ramo cadetto dei Signori di Firenze. Prima di morire, è proprio la madre Caterina ad affidarlo ai Salviati, pronti ad amarlo come proprio. E così sarà. «Stammi di buon animo e di buona voglia, che mi sei di continuo nel cuore — gli scrive Lucrezia nel 1514 — io ti raccomando la Maria, che la vada spesso a vedere». Per anni i Salviati preparano questo matrimonio, ma non rendono un buon servizio alla figlia. Maria (ramo Cafaggiolo) e Giovanni (ramo Popolano) sono opposti: schiva, modesta, paziente lei. Aspro, feroce, eccessivo lui. Cresciuto fra i boschi, sempre a cavallo o a tirar di spada, fin da ragazzo Giovanni si dedica a scorriband­e, cerca la rissa. Sul matrimonio recalcitra. Eppure per lui sembra un’occasione d’oro: questa unione lo mette al riparo dalle trame dei parenti, e lo riporta al piano nobile della famiglia. Giovanni tentenna, alla fine si piega: le nozze si celebrano nel 1516. Maria vi arriva illusa, convinta che la ritrosia del coniuge sarà vinta. Non è così. Giovanni trascorre i 10 anni di matrimonio scorrazzan­do in guerra; da chiedersi come facciano a fare un figlio, che pure arriva, Cosimo, nome scelto dallo zio di Maria, quel papa Leone X al cui servizio si batte il capitano di ventura con le sue Bande Bianche ( divenute Nere dopo la morte del pontefice).

La nascita di Cosimo poco cambia nella vita del padre. Le lettere di Maria lo richiamano dolcemente: «È quattro mesi che vi partisti, che io ho avere ancora una parola di vostra mano…». Lui scrive dal campo all’amico Francesco Albizzi: «Leverete quella putta greca che io lasciai a Viterbo et mandatemel­a qua…». Giovanni rincorre guerre e donne per tutta la vita: si sa di una Camilla romana, una Angelica veneziana … Maria lo aspetta: «Da poi che la Signoria vostra partì di qua, io gli ho scripto 50 lettere, et mai di nessuna ho avuto risposta». Giovanni sembra rincorrere la morte sui campi di battaglia, dove primeggia: un capitano eccellenti­ssimo e perennemen­te in fuga da se stesso. Intanto continua a chiedere soldi alla moglie con cui finanziare imprese e «putte». Tanto che a un certo punto Maria è costretta a riprenderl­o: «Qui manca la biada, e cosa alcuna. E grano da mangiare». Giovanni risponde che si rivolga al Papa, suo zio, e si faccia dare soldi.

Non ci sarà tempo. Ferito da un reparto di lanzichene­cchi (diretti con Carlo V al saccheggio di Roma), nel 1526 il giovane capitano delle Bande Nere è mangiato via dalla cancrena. La morte di quest’uomo mai pago, lascia sgomente le truppe papali, e converte una moglie a

 ??  ?? Dall’alto: Il Castello del Trebbio dove sempre visse Maria Salviati, Cosimo I in un ritratto del Bronzino e la scultura di Giovanni delle Bande Nere
Dall’alto: Il Castello del Trebbio dove sempre visse Maria Salviati, Cosimo I in un ritratto del Bronzino e la scultura di Giovanni delle Bande Nere
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