GITA NEL BIANCO LA CAVA DIVENTA UN SET
Aperitivi, visite guidate e anche concerti nella pancia delle montagne di Carrara A organizzarli è Francesca Dell’Amico, figlia, moglie e nipote di cavatori: «I nostri marmo tour? Sono viaggi lunari e richiamano turisti da tutto il mondo»
La chiamano la cava salotto, la numero 84, nel cuore dei bacini marmiferi di Carrara, tra Ravaccione e Fantiscritti, ed è la meta preferita per il «marmo tour», a cui partecipano decine di migliaia di turisti da tutto il mondo. A organizzarlo — è il più antico di Carrara — è Francesca Dell’Amico, come prima di lei facevano il padre e il nonno Carlo. Era il 1963, quando Carlo Dell’Amico, cavatore e titolare di cava Ravaccione, una delle più famose perché la prediletta da Michelangelo, che con quel marmo scolpì la Pietà e il Mosè, inventò la tecnica di escavazione interna, sfruttando il tunnel della Marmifera, un treno per il trasporto dei blocchi e riuscendo a scavare nel centro della montagna immense stanze, sostenute da imponenti colonne.
Il viaggio si svolge dentro la cava, in un paesaggio quasi lunare, dove si perde il senso del tempo e delle proporzioni. Un’esperienza che fa restare il visitatore senza fiato. La cava è attiva, la mattina qui si lavora per l’estrazione dei blocchi da scultura, poi diventa un salotto, per aperitivi e cene, come quella organizzata per omaggiare il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, oppure un set fotografico, per grandi marchi come Fendi o Lamborghini, o un palcoscenico naturale, da cui ha suonato anche il grande pianista David Bryan dei Bon Jovi. Il primo tratto della visita si svolge sulle strette vie di cava, ed è meglio non guardare mai in basso: il «marmo tour» organizza anche raduni con le Vespe, o in moto, ma si possono usare le jeep 4x4, o i minibus; arrivati in cava si prosegue a piedi lungo un percorso agibile a tutti, bambini, anziani e disabili: la temperatura si abbassa fino a 15 gradi, si cammina su un pavimento di marmo e vengono mostrati la tecnica del taglio dei blocchi e i macchinari usati. Così si spalanca agli occhi una realtà fatta di fatica e genialità, di sudore antico e tecnologia moderna e si impara a conoscere le cave, la loro storia, ma anche i borghi millenari dei cavatori, le loro abitudini, il loro linguaggio, il loro cibo. «Mio nonno faceva il cavato-
re— racconta Francesca Dell’Amico— e anche mio padre e mio marito; i miei figli faranno i cavatori. Io porto nella nostra cava turisti da tutto il mondo, olandesi, spagnoli, americani, giapponesi. Nell’ultimo anno anche molti russi; nessuno si aspetterebbe di organizzare dentro una cava un aperitivo o un concerto. Qui l’acustica è spettacolare. Proponiamo le nostre tradizioni, anche nel cibo, simile a quello che mangiavano i cavatori: il lardo, il pane strofinato con pomodoro e cipolle, i taglierini nei fagioli e le acciughe fritte, la torta di riso dolce». Info via mail scrivendo a marmotour@virgilio.it.