L’OCCASIONE PER TORNARE EUROPEI
Caro direttore, il disegno di legge Cirinnà sembra iniziare il proprio iter parlamentare. Un testo certamente perfettibile, frutto di numerose mediazioni, ma finalmente qualcosa di concreto, che può riportare il nostro Paese in una dimensione europea. È avvilente per il «Paese della Cultura» essere fanalino di coda in materia di diritti civili e libertà personali, tanto da meritare la censura della Corte di Strasburgo, che lo scorso anno ha sanzionato l’Italia per la violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo a causa della discriminazione operata nei confronti delle coppie dello stesso sesso. Mi auguro che questo testo di legge non debba registrare ulteriori arretramenti, in ragione di una campagna mediatica spesso distorta che ha portato l’attenzione su temi non compresi nel disegno di legge quali la gestazione per altri (il cosiddetto utero in affitto), con ciò mettendo a repentaglio un istituto — quello della stepchild adoption — finalizzato a proteggere e tutelare i figli delle «famiglie arcobaleno» (in Toscana si stima che siano più di 50 coppie con altrettanti bambini), a garantire loro una continuità affettiva con coloro che con amore li hanno cresciuti. Istituto che, giova sempre ricordare, è già previsto nel nostro ordinamento fin dal 1983, sebbene sia ad oggi applicabile solo a coppie eterosessuali. Certo si tratta di temi sensibili, che possono suscitare dubbi e timori. Ma non possiamo dirci un Paese civile se, in nome di chissà quali anacronistici spettri, discriminiamo tra le diverse forme di amore e di famiglia, non riconoscendone la dignità; se riteniamo che i figli (ormai numerosi) delle coppie arcobaleno non meritino le medesime garanzie degli altri bambini e ragazzi, facendo sì che continuino ad esserci figli e figliastri in relazione ai tipi di genitori. Spiace anche che si strumentalizzi, dandone una lettura faziosa, una sentenza della Consulta, piegandola per arrivare ad affermare che le coppie dello stesso sesso o comunque le famiglie non possano essere messe sullo stesso piano delle altre, in termini sia di diritti che di doveri. La Costituzione, in realtà, afferma che occorre garantire i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. E che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzioni. Ritengo — e non sono la sola — che la nostra Carta costituzionale vada letta in relazione ai tempi ed ai contesti culturali. Il disegno di legge Cirinnà, nella sua forma attuale, è ancora lungi dal realizzare una reale parità, ma rappresenta comunque un segnale importante, una base di partenza, una occasione da non perdere. Ecco perché plaudo al fatto che il Consiglio regionale della Toscana, nella seduta del 21 gennaio, abbia approvato, sebbene a maggioranza, una mozione a sostegno del disegno di legge. Ecco inoltre perché credo che sia assolutamente importante l’appuntamento in moltissime piazze italiane, e toscane, per manifestare a favore dei diritti delle persone lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali).